Di quanto manchi un senso di comunità si discute fin dall’unificazione dei tre ex Comuni. Nel dibattito però passa in secondo piano una componente fondamentale affinché una città possa dirsi realmente tale: l’urbanistica. Eppure l’organizzazione dell’habitat urbano, la progettazione degli spazi in cui si concretizza la quotidianità dei cittadini, ha una funzione determinante anche dal punto di vista sociale.
In questo senso il 2022 potrebbe rivelarsi uno spartiacque: la quarta città della Calabria potrebbe assumere davvero un’identità nuova, oppure perdere, forse definitivamente, le ultime chance per mettere in campo una seria politica di rigenerazione urbana. Ma il peso delle difficoltà è proporzionale a quello delle occasioni.
Partiamo dalle seconde. In questi giorni si è riacceso il dibattito sul Psc, uno strumento che si trascina ormai da quasi un decennio e la cui paventata approvazione è al centro di diverse polemiche. Nel Piano della performance licenziato nei giorni scorsi dalla Giunta si fissano alcuni step che dovrebbero portare, entro il 30 ottobre, all’approvazione da parte dell’esecutivo e per fine anno all’esame finale del Consiglio. Ma c’è un’altra tappa decisiva per l’agognata rivoluzione urbanistica della città: il PinQua, il Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare nell’ambito del quale, con un progetto pilota, Lamezia ha ottenuto un finanziamento di quasi 100 milioni di euro.
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