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Ballottaggio a Catanzaro, scocca l’ora delle strategie

Le forze politiche guardano già al secondo turno con la sfida tra Valerio Donato e Nicola Fiorita. Longo (Alleanza per Catanzaro) si rivolge a Ferro: «Il centrodestra sia unito». Il candidato moderato Talerico pronto a spiegare chi appoggerà tra i due prof

A Catanzaro ballottaggio Donato-Fiorita. Nessuna lista sopra il 10%

Sono tutte già proiettate al prossimo 26 giugno le attenzioni delle forze politiche. Del resto sarà proprio il ballottaggio tra Valerio Donato e Nicola Fiorita a indicare il prossimo sindaco del capoluogo di regione. Due proposte diverse in termini progettuali ma anche in termini di assetti politici: trasversale la coalizione di Donato, spinta fino a buona parte della maggioranza uscente; larga ma identitaria sul versante progressista quella di Fiorita. Non è dunque un caso che tra le due parti non se le mandino certo a dire. Ma questi giorni sono quelli dedicati non più, ormai, alla riflessione sull’esito del voto, quanto volti a cercare di mantenere e costruire nuovo consenso per spiccare la maggioranza dei voti la sera del 26 giugno.
Alleanze e strategie restano al momento sottotraccia, ma iniziano a venir fuori i primi appelli alle parti. E se ad esempio una figura come il candidato di sinistra Francesco Di Lieto ha in tempi non sospetti già dichiarato che per quanto lo riguarda i suoi sostenitori potranno andare al mare, per sancire ancora di più la distanza rispetto ai due progetti rimasti in campo, diverso è ad esempio l’atteggiamento di Fratelli d’Italia. Wanda Ferro, che ha sfiorato il 10%, ha infatti affermato che attenderà indicazioni da Roma prima di muoversi ufficialmente. Prima della campagna la deputata aveva spiegato a chiare lettere la distanza da Pd e 5S e anche se in questa fase la sua prudenza appare scontata, è probabile che alla fine la linea nazionale non si discosti da questa impostazione. Del resto proprio al suo indirizzo arriva l’appello da parte di Franco Longo, esponente di Alleanza per Catanzaro (il movimento di Filippo Mancuso), per il quale «il centrodestra unito vince a mani basse relegando all’angolo un centrosinistra che a Catanzaro è stato capace di vincere con Olivo, per il rotto della cuffia, soltanto per scelte divisive dei suoi competitor».

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