Lascia con amarezza la presidenza dell’amministrazione provinciale. Il presidente Salvatore Solano, il prossimo 29 gennaio, non si ricandiderà più alla guida dell’Ente che ha governato per circa 5 anni. Abbandona il campo di battaglia “ferito” da gravi pendenze giudiziarie che hanno minato, in questi ultimi mesi, la sua tenuta psico-fisica e messo sotto pressione tutta la sua famiglia. Moglie, padre, madre e fratelli hanno sofferto e continuano a soffrire, insieme a lui, in attesa che i giudici facciano definitivamente chiarezza sulla sua posizione giudiziaria.
Sarà colpevole o innocente? Il capo dell’esecutivo, che resterà in carica fino al prossimo 29 gennaio, si difende tenacemente pur nutrendo un profondo rispetto per la magistratura che lo dovrà giudicare. Non fa previsioni. Non azzarda giudizi. Non si lamenta sparando a zero contro tutto e tutti. Aspetta di essere “liberato” o condannato per accuse che respinge con forza. «Non riesco a capacitarmi – ha sottolineato – per il dramma che sto vivendo. Che sta vivendo tutta la mia famiglia. Mi domando perché sono accusato di reati così gravi se fin da giovane mi sono battuto contro il malaffare. Sono stato, insieme all’ex sindaco della “Primavera di Stefanaconi” Elisabetta Carullo, tra i promotori di quella stagione straordinaria che minava a scardinare vecchi poteri che tenevano sotto pressione la società del tempo. Penso al dispiacere di mio padre il quale abbassa gli occhi ogni qualvolta legge qualche brutta notizia su di me. Spero che il processo si faccia in fretta così avrò il modo di difendermi e chiarire ogni tipo di sospetto su di me».
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