«Abbiamo un aggiornamento sull'alta velocità. La tratta non calabrese è in gara, è quasi pronta ad andare in gara anche la seconda tratta ed è in fase finale di progettazione la terza. C'è in corso un’indagine ispettiva geologica sull'ultima parte. Insomma, c'è un lavoro importante con qualche piccolo ritardo però le cose stanno andando avanti». Lo ha detto Paola De Micheli, deputata del Pd, che ha partecipato a un evento organizzato da “Rigenerazione democratica” del Pd Calabria a Gizzeria.
«Il primo appello che faccio - ha aggiunto De Micheli - è quello di proteggere il progetto dell’alta velocità in Calabria. A maggior ragione alla luce della discussione che si è aperta sul Ponte di Messina. Noi non possiamo immaginare che i calabresi vadano sul Ponte sullo Stretto con il cavallo. Ci si arriva con l’alta velocità».
De Micheli ha parlato anche della Statale 106. «Noi - ha sostenuto l’esponente del Pd - avevamo immaginato una fase di progettazione a lotti per completarla e finanziarla in 10 anni. Purtroppo il governo di centrodestra ha deciso di diluire queste risorse in 15 anni, strada facendo ci batteremo affinché si ritorni all’idea originaria per stringere più possibile i tempi di progettazione e di conseguenza di realizzazione».
Ponte Stretto, con Dl Salvini si rischia non farlo
«Il decreto di Salvini corre il rischio che il Ponte sullo Stretto non si faccia». A dirlo è stata Paola De Micheli (Pd), già ministro delle Infrastrutture, parlando con i giornalisti a Gizzeria a margine di un incontro politico. «Oggi - ha sostenuto De Micheli - rilanceremo il nostro progetto originario. Da ministro avevo insediato la Commissione Catalano che aveva depositato alle Commissioni Trasporti di Camera e Senato una relazione molto approfondita. Questa relazione dice anzitutto una cosa molto chiara: che un attraversamento stabile dello Stretto è necessario prima di tutto per le due regioni che collegherebbe, e questo è abbastanza scontato».
«Ma la cosa importante di questa relazione è che dice che è necessario per l’Italia, cosa sulla quale qualcuno in passato aveva dei dubbi e che è la ragione per cui abbiamo convinto gli italiani, la maggioranza di allora e la maggioranza di dopo, cioè quella di Draghi, ad andare avanti con lo studio di fattibilità del Ponte perchè quella infrastruttura serve a rendere Calabria e Sicilia hub nel Mediterraneo, nel quale con il raddoppio del Canale di Suez passeranno 950 miliardi di merci, e che è e rimane una delle aree più ricche del mondo. E avere Calabria e Sicilia nelle condizioni trasportistiche e portuali di poter intercettare merci e persone in una delle aree più ricche del mondo - ha sottolineato la dirigente Pd - determina inevitabilmente una ricaduta di crescita e di sviluppo per le due regioni e per tutta l’Italia».
«Qual è il problema? - si è chiesta ancora De Micheli - E’ che il decreto di Salvini corre il rischio che il Ponte sullo Stretto non si faccia. Primo, perchè ha rimesso di mezzo la società. Il Ponte è un’opera talmente importante che la deve fare l’azienda pubblica che fa infrastrutture: Rfi, Anas, cioè il gruppo Ferrovie dello Stato, ha la società di progettazione, ha la società che fa le ferrovie, ha la società che fa le strade. Quell'opera quindi non dev'essere appaltata a una società, che ha già dimostrato di non essere in grado, per mille motivi, di fare quell'opera. Secondo: il progetto. Ebbene, quel progetto è insostenibile sul piano ambientale, c'è da sbancare mezza Villa San Giovanni, si distrugge mezza Messina. Noi facevamo altre proposte progettuali nella fase di studio di fattibilità. E insisteremo perchè nella prossima settimana arriva il decreto alla Camera e insisteremo con il ministro per fargli capire che se davvero il suo obiettivo è quello di avere il suo nome nella storia delle infrastrutture italiane con il Ponte sullo Stretto si mettesse nelle condizioni di farlo per davvero, a noi interessa che venga fatto ma che si faccia per davvero e non che tra due anni stiamo ancora capo a 12. Per questo - ha sostenuto De Micheli - avevamo iniziato un percorso così serio».
In direzione apertura credito verso Schlein
«Nel Pd c'è stata una apertura di credito da una parte della sinistra italiana, dei nostri elettori, rispetto all’elezione della nuova segretaria, alla quale ovviamente riconosciamo il diritto-dovere di decidere, e ieri abbiamo fatto questa prima direzione nella quale dal fronte della minoranza abbiamo fatto un’apertura di credito e avviato una serie di proposte». Così Paola De Micheli, già candidata alla segreteria del Pd, parlando con i giornalisti a Gizzeria a margine di un incontro politico. Secondo De Micheli «la segreteria non è unitaria ma maggioritaria perchè le due mozioni De Micheli e Cuperlo sono rimaste fuori. La cosa non mi turba più di tanto perchè garbatamente sono contraria ma non cambia niente, se la segretaria deciderà ascoltare un pluralismo di fatto e non solo per occupazione di posti. Noi continueremo ad dare voce a quella parte del Pd che ha una visione riformista, molto moderna, della sinistra e che ritiene che l’opposizione si debba organizzare su alcuni temi in maniera radicalmente dura - pensiamo a quello che viene fuori con riferimento al 25 aprile con le frasi antistoriche del presidente del Senato e di alcuni ministri che negano la realtà dei fatti - ma dall’altra parte però bisogna essere capaci anche di essere propositivi. E’ stata questa la parte più importante del mio intervento, con il quale - ha affermato De Micheli - ho avanzato proposte concrete sul Pnrr, sul Def - che è drammatico perchè dentro non c'è niente ma solo tagli - e opposizione radicale sull'autonomia».
Caricamento commenti
Commenta la notizia