Passa il bilancio di previsione 2023-2025 in Consiglio provinciale. Pur senza una maggioranza, il presidente Corrado L’Andolina è riuscito nell’impresa di far approvare il documento finanziario che costituisce un inevitabile punto fermo nel percorso di risanamento dell’ente. Non un’impresa semplice, sia chiaro. Le minoranze erano giunte in Aula determinate ad esprimere attraverso il “no” al bilancio, una sorta di sfiducia nei confronti del capo dell’amministrazione. Sfiducia che, comunque, considerato che la Provincia è ente di secondo livello, non si sarebbe, nei fatti concretizzata. Ma è bene riavvolgere il nastro di una mattinata al cardiopalma in contrada Bitonto. Ad aprire le danze, il presidente che ha messo subito le mani avanti: «Non esiste alternativa a questo bilancio – ha esordito L’Andolina – è il documento guida che riguarda le spese correnti e i servizi essenziali. Se poi dovesse esistere un problema politico, sono pronto ad alzare le mani. Ma non può essere questo Consiglio, peraltro in scadenza di mandato, a poter giudicare me che sono stato eletto da una coalizione». Parole forti in momenti di altissima tensione all’interno dell’Aula. Con i (pochi) lavoratori ormai rimasti a minacciare di alzare nuovamente le barricate e salire sui tetti, come accaduto circa dieci anni fa. Proprio la loro protesta, espressa ripetutamente nei confronti degli eletti di minoranza, ha indotto le opposizioni a riflettere. Una, due sospensioni, poi la decisione. Quattro eletti di minoranza, per l’esattezza Marco Miceli, Domenico Tomaselli, Maria Teresa Centro ed Elisa Fatelli, hanno deciso di uscire dall’Aula, consentendo ai tre di maggioranza (Carmine Mangiardi, Roberto Scalfari e Daniele Galeano) di dare via libera al bilancio. In Aula, al momento del voto, pure i due consiglieri di Coraggio Italia (vicini a Città Futura), Vito Pirruccio e Alessandro Lacquaniti, a mantenere il numero legale. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro