L’appuntamento era davanti all’ospedale Jazzolino. Lì dove a vegliare sui diritti è rimasto solo Padre Pio. Lo sanno gli utenti, lo sanno gli operatori sanitari. Chi cerca cure, chi le cure le offre. Ma è lo Jazzolino, l’ospedale che negli anni si è accartocciato su se stesso, dove chi lavora spesso lo fa senza strumenti, con turni massacranti, dove i cittadini spesso le risposte non le hanno trovate. Perché la sanità è fatta di luci e ombre. Ma non si sono ritrovati per pregare davanti al nosocomio, ieri, gli esponenti del Partito democratico. Non è un miracolo, infatti, quello che si attendono: solo la garanzia che quel diritto alle cure debba essere data anche in Calabria e nel Vibonese, in particolare, dove il nuovo ospedale celebra i diciassette anni dalla posa della prima pietra con un cantiere che è stato aperto solo giorni fa.
E la sanità è nell’agenda del Pd che chiede risposte alla Regione e ai commissari che amministrano le Asp da anni. E proprio il “caso Vibo” è stato attenzionato da tempo dal consigliere regionale Raffaele Mammoliti: «Ho denunciato la discrasia tra gli input che provengono dal commissario regionale e l'effettiva realizzazione e ricaduta nell'azione amministrativa nel governo della sanità vibonese. Rimanere fermi – ha sottolineato – sulla sanità significa favorire e foraggiare la sanità privata».
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro
Caricamento commenti
Commenta la notizia