Parco Romani, la struttura che non ha avuto un passato ma che potrebbe ancora avere un futuro. Quasi uno slogan, ma in realtà le sorti del mega immobile abbandonato alle porte del centro storico, nel quartiere Sala, cominciano a entrare in un dibattito cittadino che finora ha lasciato l’argomento in un cassetto soltanto appena socchiuso. Se in effetti non c’è il rischio che Parco Romani passi inosservato, è invece più concreto, lo è stato per diversi anni, il rischio che venga “messo da parte”. Il viaggio della Gazzetta del Sud all’interno dell’edificio avvolto dal degrado ha portato a raccogliere alcuni appelli e proposte. Se da un lato il consigliere comunale Gianni Costa - che è tra i piccoli investitori che quasi vent’anni fa hanno acquistato locali ad uso commerciali rimasti inutilizzati - ha ribadito la necessità di trovare con urgenza una soluzione che porti al recupero della struttura, dall’altro ieri è intervenuto nel dibattito l’architetto Giuseppe Macrì, già presidente dell’Ordine provinciale ed esperto in politiche dello sviluppo.
Ad avviso del professionista bisognerebbe considerare Parco Romani nel contesto urbanistico del capoluogo, dunque inserito in un modello di pianificazione che già nel 2016 è stato indirizzato dal Consiglio comunale verso il consumo di suolo zero. A suo avviso il Comune dovrebbe attivarsi attraverso una procedura di esproprio per pubblica utilità che porti l’immobile nel patrimonio pubblico.
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