Si avvicina la data del voto: sabato 8 e domenica 9 giugno i cittadini di Vibo Valentia (unico capoluogo di provincia al voto in Calabria) saranno chiamati ad eleggere il nuovo sindaco e il nuovo Consiglio comunale. Un appuntamento elettorale importante con risvolti nazionali in un coacervo di movimenti locali tipico elle elezioni amministrative. Quattro candidati a sindaco in campo, 3 coalizioni più una lista di estrema sinistra per un totale di 16 liste presentate e quasi 500 candidati alla carica di consigliere pronti a darsi battaglia. Con una popolazione intorno ai 31mila abitanti il rischio frammentazione è altissimo. Sei liste a sostegno del candidato di centrodestra Roberto Cosentino, cinque a sostegno del candidato di centro, Francesco Muzzopappa, quattro a sostegno del candidato di centrosinistra, Enzo Romeo, una a sostegno della candidata di Rifondazione Comunista, Marcella Murabito.
Rischio frammentazione
In un contesto geo-elettorale che premia molto spesso non le competenze e/o gli ideali, ma l'appartenenza familiare, il voto a Vibo, così come in molti altri contesti locali da Nord a Sud, rischia di trasformarsi in un vortice in cui il voto clientelare e familistico la fa da padrona. C'è poi un alto rischio di dispersione del voto con 16 liste in campo e quasi 500 candidati. Ma la variabile più interessante che potrebbe innescare una contesa al ballottaggio è quella legata al voto disgiunto.
Cos'è il voto disgiunto
Le disposizioni di legge relative alle elezioni comunali consentono il cosiddetto voto disgiunto, che consiste nella possibilità di attribuire il proprio voto ad un candidato sindaco e ad una lista che sostiene un altro e diverso candidato sindaco. Esempio: l'elettore fa una croce sulla scheda elettorale votando Mario Bianchi alla carica di sindaco, ma poi esprimerà la preferenza per un candidato consigliere della lista "X" candidato nella coalizione del candidato a sindaco Luigi Verdi.
La storia del voto disgiunto a Vibo dal 2010 ad oggi
In una competizione quadripolare (tenendo conto anche della candidata a sindaco Marcella Murabito), il voto disgiunto rappresenta una variabile forse decisiva per l'esito del voto. Un uso elevato del voto disgiunto potrebbe decidere le sorti della competizione elettorale nel momento in cui l'elettorato (per una serie di ragioni) non dovesse mostrare linearità nella scelta tra candidato a consigliere e candidato a sindaco. E' una pratica abbastanza usata e l'elettore ormai ha mostrato di avere una certa dimestichezza con questo strumento. Per cercare di capire cosa potrebbe accadere l'8 e il 9 giugno, è bene andare a vedere cosa è accaduto nelle ultime tornate elettorali: in questo caso dal 2010 ad oggi. Vi mostreremo il dato ottenuto dal candidato a sindaco e delle liste collegate.
Elezioni comunali 2010
Michele Soriano centrosinistra: 41,12% (9.017 voti), le liste del centrosinistra presero il 47,78% (10.244 voti). Dunque, il candidato Soriano prese oltre sei punti percentuali in meno delle liste, oltre 1200 voti in meno. Nicola D'agostino centrodestra: 28,71% (6.296 voti), le liste del centrodestra presero il 25,15% (5.413 voti). Dunque, il candidato D'Agostino prese oltre tre punti percentuali in più delle liste, 883 voti in più. Si andò al ballottaggio e a vincere fu D'Agostino con il 59,26% e 9.738 voti in valore assoluto.
Elezioni comunali 2015
Elio Costa centrodestra: 50,80% (10.327 voti), le liste del centrodestra presero il 50,37% (10.115 voti). In questo caso Costa fu eletto al primo turno e, sostanzialmente, ci fu una corrispondenza chiara tra liste e sindaco con Costa che racimolò 212 voti in più. Antonio Lo Schiavo centrosinistra: 37,26% (7.574 voti), le liste del centrosinistra presero il 39,13% (7.857 voti). Lo Schiavo prese quasi due punti percentuali in meno rispetto alle liste.
Elezioni comunali 2019
Maria Limardo centrodestra: 59,54% (11.219 voti), le liste del centrodestra presero il 65,47% (12.274 voti). Dunque, il candidato sindaco Limardo prese quasi sei punti percentuali in meno rispetto alle liste, 1.055 voti in meno. La Limardo vinse in ogni caso al primo turno. Stefano Luciano centrosinistra: 28,19% (5.312 voti), le liste del centrosinistra presero il 27,22% (5.103 voti). Dunque, il candidato Luciano prese quasi un punto percentuale in più delle liste e più di 200 voti in valore assoluto. Da sottolineare come cinque anni fa nel centrosinistra non c'era il Movimento Cinque Stelle che partecipò alla competizione elettorale con una propria lista e un proprio candidato a sindaco, Domenico Santoro. Quest'ultimo prese il 10% con 1900 voti in valore assoluto, quattro punti percentuali in più rispetto alla lista e 775 voti in più in valore assoluto.