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Calabria, tre opzioni sull’Autonomia differenziata: riforma imposta, ricorso e referendum

La Regione può “subire” la decisione della Lega, ricorrere alla Consulta e tentare la carta del voto popolare

La legge sull'Autonomia differenziata è stata promulgata dal Capo dallo Stato, ma in Calabria le perplessità sull'impatto della riforma restano intatte. Adesso si tratterà di capire se e in che modo si muoverà il Consiglio regionale dopo il diniego espresso rispetto alla richiesta del Pd di inserire l'argomento all'ordine del giorno della riunione in programma il 4 luglio. Tre le strade a disposizione della maggioranza: allinearsi ai diktat del centrodestra nazionale e, dunque, proseguire su una linea di non opposizione alla riforma oppure promuovere un ricorso alla Corte costituzionale per bloccare la legittimità della legge o raccogliere l'invito proveniente dalle opposizioni di centrosinistra ad aderire alla richiesta di un referendum abrogativo della riforma finita sotto i riflettori. Le norme, in tal senso, sono chiare: per indire una consultazione popolare è necessario raccogliere almeno 500mila firme ovvero ottenere il sostegno di 5 Consigli regionali. Va detto subito che alcune realtà come Campania, Sardegna, Toscana, Puglia ed Emilia Romagna ci si sta muovendo già in tal senso per procedere il più rapidamente possibile.
Quanto alla Calabria, il governatore Roberto Occhiuto non ha dato particolari indicazioni in merito, riservandosi di fornire qualche indizio in più solo dopo la promulgazione del testo da parte del Quirinale e provando a parare i colpi dell'opposizione che gli contesta un atteggiamento fin troppo remissivo nei confronti di Palazzo Chigi.

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