Il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita ha affidato ai social alcune riflessioni che ha pubblicato sui social oggi, domenica 10 novembre.
ISTRUZIONE, CULTURA E SERVIZI PER USCIRE DAL “BRONX”
Non conosco altre ricette per guarire le ferite sociali nei quartieri sud della città, Viale Isonzo, Aranceto, Pistoia, quello che forse in maniera eccessiva è stato definito il Bronx di Catanzaro. L’episodio violento dell’altro pomeriggio al quartiere Pistoia conferma che la sola repressione, pure indispensabile, non basta. Chi commette reati va spedito in galera, ma ai bambini, ai minorenni, alle donne che sono coinvolte in questa sottocultura chi ci pensa? Dobbiamo pensarci noi, sia pure con le enormi difficoltà economiche di cui soffre il Comune. Se non togliamo dalla strada i bambini e i ragazzi, se non li educhiamo al bene e al bello, non basteranno cento pattuglie della Polizia e dei Carabinieri per debellare fenomeni sociali complessi e delicati. Noi ci stiamo provando. La nuova scuola di Aranceto, il nuovo impianto sportivo a Corvo, la sistemazione di piccoli spazi di aggregazione rappresentano un primo passo. Ne faremo altri e tanti, non appena il ministero ci autorizzerà (a noi e alle altre città coinvolte nel progetto) a spendere i finanziamenti di Metroplus. Intanto aspettiamo che Aterp faccia la sua parte, dando seguito alla spesa di 7 milioni di euro per riqualificare le abitazioni e dare dignità alle persone oneste che vivono in quelle zone.
UMG, SI PUO’ FARE DI PIU’
L’UMG, la nostra Università, è sotto attacco. Il clima che si è creato non aiuta e rischia anche di appannare le tante cose buone prodotte dal nostro Ateneo. Ficcare la testa sotto la sabbia come gli struzzi, e nascondere i problemi, sarebbe però sbagliato. L’ho detto domenica scorsa e lo ripeto oggi.
L’UMG deve potere uscire dallo stretto “triangolo” medicina-giurisprudenza-farmacia, che pure deve essere rafforzato (decisivi per medicina sono il decollo dell’azienda “Dulbecco” e il finanziamento per il nuovo ospedale).
Ci sono molti terreni formativi da esplorare in una visione internazionale dell’Ateneo, capace di attirare studenti stranieri e di favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei nei laureati. E tanto bisogna fare anche sul piano dei servizi e della formazione post-laurea.
Ma su questo tema tornerò nei prossimi giorni, anche a costo di violare l’autonomia dell’università e di incalzare tutti i soggetti che possono e debbono fare qualcosa per il nostro ateneo, il cui destino – diciamolo chiaramente – è anche il destino della città.
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