
«Mentre la Regione Calabria si vanta di investire sulla digitalizzazione della sanità, centinaia di lavoratrici e lavoratori calabresi vengono penalizzati da un sistema che disattende gli accordi firmati nelle sedi istituzionali».
E’ quanto denunciano in una nota i deputati M5S Vittoria Baldino, Anna Laura Orrico e Riccardo Tucci. «Con un’interrogazione ai ministri del Lavoro, delle Imprese e della Pubblica Amministrazione - affermano i parlamentari pentastellati - chiediamo al Governo di verificare le gravi disparità di trattamento denunciate dai lavoratori ex Abramo Customer Care oggi impiegati da Konecta R srl, soprattutto nella commessa pubblica finanziata per la digitalizzazione delle cartelle cliniche calabresi. L’accordo firmato presso il Mimit il 20 dicembre scorso garantiva a tutti i dipendenti la continuità occupazionale, contrattuale ed economica, ma oggi circa 700 lavoratori sono costretti ad accettare demansionamenti fino a due livelli, perdite salariali fino a 12.000 euro l’anno e condizioni di lavoro inaccettabili. Due pesi e due misure: chi lavora sulle commesse Tim e Fibercop ha ottenuto il pieno rispetto dell’accordo, chi invece è stato destinato al progetto pubblico di digitalizzazione, paga il prezzo di una gestione opaca e discriminatoria. A Crotone, si lavora su turni estenuanti fino alle 23 anche nei festivi, non per esigenze reali, ma per carenze strutturali».
«Chiediamo che il Governo - Baldino, Orrico e Tucci - verifichi la corretta applicazione dell’accordo di transizione tra Abramo e Konecta, in particolare in relazione al rispetto delle condizioni economiche e normative per tutti i lavoratori coinvolti, attivi immediatamente un’ispezione attraverso l'Ispettorato nazionale del lavoro per accertare eventuali violazioni contrattuali e discriminatorie e che convochi un tavolo istituzionale di crisi, coinvolgendo anche la Regione Calabria, per garantire che nessun lavoratore venga lasciato indietro o declassato. Le risorse pubbliche non possono essere utilizzate per peggiorare le condizioni di chi lavora. Non si costruisce innovazione con lo sfruttamento. Non si digitalizza la sanità calabrese precarizzando il lavoro».
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