Nubi e improvvise schiarite si alternano nello scontro in atto che va avanti ormai da quasi un anno e mezzo sulle modifiche dello statuto tra la fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime tanto cara a Natuzza Evolo e il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Luigi Renzo. Ci sono momenti in tutta questa vicenda in cui tra i figli spirituali della mistica di Paravati, morta in odore di sanità il primo novembre del 2009, prevale il timore che la diatriba in corso d’opera e lo stillicidio della polemiche che ne consegue possa portare ad un progressivo ridimensionamento dell’ente morale di Paravati. Ma nello stesso tempo non mancano le fasi in cui prevale forte e viva la speranza che la vicenda abbia, finalmente, una conclusione positiva. A riprova di ciò proprio nel giorno del compleanno Natuzza Evolo il 23 agosto scorso - a margine dell’evento musicale che si è tenuto nel santuario mariano non ancora aperto al culto - il presidente della fondazione Pasquale Anastasi ha avuto modo di confermare a Gazzetta del Sud che sono in corso trattative tra le parti e che i segnali in questa direzione sono più che positivi. Il primo passo, come già vociferato a più riprese nella ultime settimane, sarà la nomina di una commissione paritetica con tre rappresentanti della Curia e altrettanti della fondazione per affrontare, tra le altre cose, anche il nodo cruciale e spinoso dello statuto. Sulla nomina dell’organismo che dovrebbe mettere finalmente la parola “fine” alla diatriba, che in alcuni momenti ha assunto toni particolarmente accesi, avrebbero già raggiunto un’intesa di massima che sarebbe solo in attesa di essere perfezionata. Stando così le cose almeno per il momento, dunque, verrebbe scongiurato - dopo l’invito del vescovo a procedere alle modifiche dello statuto entro il 20 agosto - il rischio di una possibile liquidazione dell’ente morale. I PUNTI OGGETTO DELLA DISCORDIA. I punti dello statuto oggetto della controversia tra la fondazione e il presule riguardano l’eliminazione della “carta” della organizzazione umanitaria del testamento spirituale di Mamma Natuzza che verrebbe inserito come allegato e con la menzione dello stesso all’articolo 2 con la dicitura che “lo spirito della fondazione è costituito dalla volontà di Natuzza Evolo, manifestata espressamente l’11 febbraio 1998 nel suo testamento spirituale che informerà nel suo essere e in ogni operare la fondazione stessa”. Il passaggio della cura e della gestione, tramite la stipula di un disciplinare davanti al notaio tra le parti in forma pubblica, del santuario mariano ormai da tempo completato alla diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mentre la proprietà e la manutenzione ordinaria rimarrebbero in capo alla fondazione di Paravati. Ed, infine, la nomina di tre rappresentanti del vescovo nel consiglio d’amministrazione dell’ente morale che con la modifica da nove verrebbe portato ad undici. LE PRIME AVVISAGLIE DELLO SCONTRO. Le prime frizioni tra la Curia e la fondazione, già presenti sottotraccia da tempo, sono venute alla ribalta pubblicamente il 14 maggio del 2017 durante la festa della Mamma alla presenza di migliaia di pellegrini provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero con in testa i cenacoli di preghiera. In quella circostanza don Pasquale Barone nella sua qualità di presidente diede lettura ai presenti del decreto emesso dal vescovo con cui veniva annullata la ricorrenza del 26 luglio, meglio conosciuta come “la Giornata della Promessa”. E’ questo il primo segnale pubblico della divergenza di vedute tra l’ordinario diocesano e i soci della fondazione. Nei giorni successivi il caso esplode inevitabilmente in tutta la sua complessità quando viene pubblicato su Gazzetta del Sud il primo di una serie di articoli sul clima di tensione tra la Curia e fondazione, legato proprio alle divergenze sorte sullo statuto. IL “NO” DELLA FONDAZIONE E IL DIVIETO DI CULTO DEL VESCOVO. Alcune settimane dopo la pubblicazione degli articoli, precisamene il 22 luglio successivo, l’ assemblea dei soci dell’ente morale respinge a larghissima maggioranza le modifiche dello statuto proposte dal vescovo. Dopo appena pochi giorni dalla bocciatura, il primo agosto, giunge il provvedimento di Luigi Renzo con cui si vieta alla fondazione di svolgere attività di religione e di culto. La decisione di revocare il decreto di riconoscimento assunta dal presule era stata preceduta dalle dimissioni - così come il massimo rappresentante della chiesa diocesana aveva esplicitamente richiesto – dei tre sacerdoti che facevano parte del consiglio d’amministrazione dell’ente di culto: don Pasquale Barone e padre Miche Cordiano, che sono stati particolarmente vicini a Natuzza specie negli ultimi anni della sua vita, nonchè di don Francesco Sicari, entrato a far parte di diritto del consiglio in quanto in quel periodo parroco della comunità della Madonna degli Angeli di Paravati. Pochi giorni al dimissionario don Barone subentra il vicepresidente Marcello Colloca. Successivamente si dimettono anche altri componenti del consiglio tra cui lo stesso Colloca. In seguito con la cooptazione si procede, nonostante la diffida vescovile, al rinnovo del Cda che non sarà, comunque, mai riconosciuto dal presule. Al vertice dell’ente morale viene, quindi, chiamato in qualità di presidente Pasquale Anastasi. Da segnalare anche che le varie tappe di questa dolorosa vicenda hanno anche registrato la posizione in linea con il vescovo, in merito ad un ricorso presentato dalla fondazione, da parte della Congregazione per il clero, nonché il sostegno allo stesso monsignor Luigi Renzo della Conferenza episcopale calabrese che a suo tempo aveva anche nominato una sua commissione “per ricomporre ecclesialmente il cammino della fondazione”. A ciò per completezza occorre anche aggiungere che più di un rappresentante del Vaticano e diversi vescovi calabresi e non solo - che in tutti questi anni hanno presenziato in più di un’occasione a Paravati alle celebrazioni che si sono tenute nella Villa della Gioia - hanno sempre riconosciuto il ruolo svolto dalla fondazione che Natuzza Evolo ha sempre considerato “la mia sesta figlia e la più amata”. LA CHIESA ANCORA NON APERTA AL CULTO. Le diatribe in corso hanno fino adesso impedito l’apertura al culto del santuario mariano, realizzato con le generose offerte dei fedeli. Ma nonostante tutto sono tantissimi i fedeli che ogni giorno giungono a Paravati per visitare la chiesa voluta da Natuzza e per pregare davanti alla Vergine Maria e alla sua tomba. Un atto d’amore che vuole essere quasi un invito alle parti a consegnare al popolo di Dio questo luogo di fede, ovvero il santuario di cui la mistica parla nel suo testamento spirituale. “Non è stata una mia volontà. Io sono la messaggera – si legge nel testo dettato da Fortunata Evolo a padre Michele Cordiano - di un desiderio manifestatomi dalla Madonna nel 1944, quando mi è apparsa nella mia casa dopo che ero andata sposa a Pasquale Nicolace. Quando l’ho vista, le ho detto: "Vergine Santa, come vi ricevo in questa casa brutta?". Lei ha risposto: "Non ti preoccupare, ci sarà una nuova e grande chiesa che si chiamerà Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime e una casa per alleviare le necessità di giovani, di anziani e di quanti altri si troveranno nel bisogno". Il popolo di Natuzza che queste parole li conosce praticamente a memoria attende fiducioso di ricevere buone nuove.