L’invasione della plastica nei mari e sulle spiagge colpisce anche la Calabria, dove lo Jonio e il Tirreno sono stati negli ultimi anni oggetto di una progressiva invasione di spazzatura che, oltre a deturpare le bellezze marine e delle spiagge, mette in pericolo la loro biodiversità. E’ il grido d’allarme lanciato nel corso del workshop #IoSonoMare, che si è tenuto ieri a Catanzaro, organizzato dal Ministero dell’Ambiente con Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente della Calabria) e ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nell’ambito dell’omonima campagna nazionale di divulgazione dei risultati dell’attività in Italia della Direttiva UE “Marine Strategy”. Uno dei descrittori qualitativi previsti dal programma della Direttiva Marine Strategy - che come noto si pone l’obiettivo di conseguire o mantenere un Buono Stato Ecologico dell’ambiente marino di tutti gli Stati membri dell’UE entro il 2020 – è infatti quello dei rifiuti marini, in cui vengono monitorati i rifiuti marini spiaggiati, i flottanti, i rifiuti sul fondo, i microrifiuti ed, infine, i rifiuti ingeriti dalle tartarughe Caretta caretta. In Calabria, il Centro regionale Strategia Marina dell’Arpacal ha proceduto nelle annualità 2015-2018 al monitoraggio dei rifiuti spiaggiati, seguendo le precise metodiche imposte dal Ministero. I punti di monitoraggio sono stati individuati nella Foce del fiume Crati (Cassano Ionio CS), a Crotone (KR), Catanzaro-Borgia (CZ), Gioia Tauro (RC), Vibo Marina (VV) e Cetraro (CS). La frequenza di campionamento è semestrale ed avviene a Marzo e a Novembre. I dati raccolti in questo triennio, presentati nel workshop della dottoressa Laura Pirrera, sono fin troppo evidenti. Il numero di rifiuti spiaggiati maggiore è stato riscontrato nei litorali del versante tirrenico (16.986 rifiuti - 2015-2018), rispetto a quello ionico (6297 rifiuti – 2015-2018). La macrocategoria di rifiuto più abbondante in tutti gli anni analizzati (dal 2015 al 2018) e per i litorali di entrambe i versanti, è stata la plastica, come d’altronde riportato per numerose altre regioni d’Italia. E purtroppo, relativamente alla macrocategoria “plastica e polistirene”, il trend dal 2015 al 2018 sembra essere in aumento (ad esempio il versante tirrenico sale da 81% a 93%). Quello che i tecnici del Centro Strategia Marina dell’Arpacal hanno potuto constatare è che i rifiuti raggiungono il mare prevalentemente veicolati dai corsi d’acqua e si distribuiscono non necessariamente in prossimità dei luoghi di produzione; sarebbe utile correlare – propongono infatti i tecnici - i risultati alle caratteristiche idrologiche (correntometriche e ondametriche), su scala locale e di bacino, per capirne l’esatto “movimento” e, quindi, provenienza.