Fare un lavoro con amore, di ritorno in Calabria, toccando con mano la materia e ragionando su una tradizione che non si arresta al passato, che non è statica, ma si rielabora al presente, si traduce in modo contemporaneo. È la storia di Vincenzo Piazzetta, lametino rientrato in città nel 2013, che della sua bottega "liuteria" ne fa oggi un lavoro a tutti gli effetti. Un modo per reinventare se stesso, non solo quindi l'oggetto della tradizione in questione.
Stiamo parlando di uno strumento musicale antico, presente oggi in due macro - aree: il monte Poro sulla fascia tirrenica e la Locride sulla fascia jonica. È la "lira calabrese", sulla cui epoca di arrivo non ci sono certezze, presente sicuramente dagli anni 1000. Per Piazzetta, costruire "lire" significa mettere in pratica studio, ricerca, spiritualità, per cui ognuna di essa ha una storia. Nel lavoro manuale c'è tutta la ricostruzione di una vita, quella di Piazzetta, e della sua esperienza.
«Tutto quello che ho attraversato nella mia vita si sintetizza partendo dal cuore attraverso le mani e finisce in parte nello strumento - racconta -, ogni lavoro è un piccolo atto di magia». La riscoperta della tradizione in questione, sebbene in un’epoca dominata dalla modernità, trova così la forza di resistere e di essere tramandata. Le lire di Piazzetta, infatti, passano dalle mani di prestigiosi musicisti italiani, docenti di conservatorio, ma anche ricercatori della musica tradizionale e in molti giovani negli ultimi decenni si è riaccesa la curiosità.
Per Piazzetta, invece, «Tutto è nato da un incontro con un pastore - racconta -, questo rapporto è stato marcato dalla trasmissione del suo sapere e da una concezione costruttiva che si discosta dai principi della liuteria classica». Da lì l’influenza maggiore. A caratterizzare il suo lavoro, però, è la qualità del suono che viene fuori proprio durante la lavorazione.
«Gli elementi che compongono la lira sono 7: il corpo, il piano armonico, i piroli, le corde, il ponticello, la cordiera e l’anima – dice ancora il maestro –, ognuno di questi ha una sua peculiarità e concorre alla definizione del suono». Per quanto riguarda la tipologia di legno utilizza maggiormente abete e cedro. Un processo nel quale, senza dubbio, Piazzetta introduce anche una forte spiritualità. Che parte dalla scelta dell’albero, con la stagionatura del legno, fino alla lavorazione dell'oggetto.
«Penso che l’essenza di uno strumento sia composta dall’incontro di tre anime - spiega ancora Vincenzo -, la prima è quella dello strumento stesso, la seconda è del costruttore: trascorrendo molte ore a lavorare il legno quelle che sono le emozioni attraverso le mani e la concezione dello strumento permeano nel legno stesso; la terza anima è quella del suonatore».
Da ultimo un unico desiderio. «Vorrei che si comprendesse la cultura della lira e che si rieducasse all’ascolto e alla qualità del suono – afferma Piazzetta –. È necessaria una vocazione personale al suono. Lo strumento va sdoganato dalle tarantelle per essere sperimentato in altro sempre tenendo al rispetto e alla tutela di una identità culturale».
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