Festeggiato ieri a Mileto San Fortunato, patrono tra l’altro della Polizia municipale. Una ricorrenza particolarmente sentita dalla comunità locale in quanto le reliquie di questo martire cristiano si trovano proprio nella cittadina normanna. Esse furono, infatti, assegnate alla Cattedrale da Papa Pio VI e trasportate nell’antica Mileto nel 1777 dal presule del tempo monsignor Giuseppe Maria Carafa, dopo che il presule fatto tappa durante il viaggio nella città di Cosenza. Ai resti di questo martire cristiano, che provengono dal cimitero romano di S. Ciriaca, detto anche “Agro Verano”, Papa Pio VI attribuì il nome di Fortunato per indicare che fortunati furono coloro che morirono per la propria fede in una delle tante persecuzioni ai danni dei cristiani. Si legge in una preghiera scritta a suo tempo del compianto vescovo monsignor Domenico Tarcisio Cortese che si fece interprete del sentimenti più profondi dell’intera comunità : “San Fortunato, le cui reliquie hanno sfidato l’orribile flagello del terremoto, sii fraterno protettore da tutti i mali, da tutte le malattie e da tutti i pericoli per la nostra città e per quanti ad essa sono vicini e fanno riferimento. Te lo chiediamo in comunione con Maria, nostra madre, regina della pace e modello esemplare della cattolicità” Ieri durante l’omelia tenuta nella Basilica Cattedrale - difronte alle autorità istituzionali del territorio, tra cui il sindaco Salvatore Fortunato Giordano - il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotra-Tropea monsignor Luigi Renzo ha rimarcato la grande missione terrena svolta da S. Fortunato che “ha scelto la parte migliore cercando la "porta stretta" del martirio di sangue. Poteva adeguarsi – ha affermato il presule - alla mentalità di tutti e certamente non ci avrebbe rimesso la vita. Non lo ha fatto. E se anche il suo nome reale non era propriamente Fortunato, sacrificando la sua vita per amore di Cristo e del Vangelo, ha dimostrato – ha sottolineato il pastore diocesano - che ad andare fino in fondo con Gesù c'è tutto da guadagnare, anche se costa sacrificio ed occorre mettersi in contrasto radicale con la mentalità di questo mondo, a cui non interessa tanto essere cristiano e credente, ma farlo credere nelle apparenze. Non importa se poi la vita è tutt'altro che cristiana”. Per il pastore diocesano “i santi ci insegnano che mettere insieme l'amore verso Dio e l'amore verso il prossimo ci cambia radicalmente dentro mettendoci nel cuore quel "fuoco ardente", di cui Gesù ci ha parlato domenica scorsa”. Ed infine l’invito rivolto sia a S. Fortunato che a S. Nicola “che ci accompagnano insieme nella processione per le vie della città” che “ci aiutino nella vita a sentire forte in noi il desiderio di Dio. Non siamo chiamati – ha concluso monsignor Luigi Renzo - ad essere martiri di sangue, ma di certo siamo chiamati ad essere martiri, cioè testimoni, di amore nel mondo di oggi”. Nel corso della celebrazione a San Fortunato ha rivolto la tradizionale preghiera per conto dell’intera polizia municipale il vicecomandante Renato Perrone. Nel pomeriggio, infine, in un clima di grande partecipazione popolare. la processione solenne per le vie della città alla presenza delle autorità, tra cui una delegazione del Comune, guidata da vicesindaco Mimmo Pontoriero. .