Tre dicembre 2005. La futura serva di Dio Natuzza Evolo varca i cancelli della casa circondariale di Vibo Valentia. Una visita fortemente voluta dalla mistica, compiuta nel segno della carità nei confronti di chi ha sbagliato e che nella vita deve sempre avere una seconda possibilità.
Quel giorno di tanti anni fa ad accogliere Fortunata Evolo nella casa circondariale fu l'allora direttrice Rachele Catalano e i componenti del corpo di polizia addetti alla sicurezza interna nonché alcuni docenti impegnati nello svolgimento di alcuni corsi professionali a favore dei detenuti. Un giorno particolare in cui Mamma Natuzza volle stare accanto per qualche minuto, uno per uno, a diversi detenuti. La visita durò esattamente dalle 8,30 alle 12.
Gli incontri con i carcerati - preceduti dagli auguri formulati a tutto il personale della struttura - avvennero nella sala polifunzionale del carcere nel segno della grazia di Dio, pronta ad arrivare dove regnano le privazioni e l’abbandono. E quel giorno con il suo sorriso Natuzza portò nella casa circondariale di Vibo Valentia, compresi i reparti protetti, la materna protezione della Vergine Maria e lo spirito di carità di san Francesco.
“Figli cari - si legge nella lettera che quel 3 dicembre la mistica consegnò ai detenuti insieme ad un libro e ad una immagine del Cuore immacolato di Maria Rifugio delle Anime - non vivete nelle tenebre, cercate di vivere nella Luce. Dietro le sbarre vi state guadagnando il purgatorio. Con tutti i vostri errori Gesù vi ama tanto e vi vuole bene. Quando sarete a casa con le vostre famiglie, che vi mancano tanto, cercate di non lasciarvi tentare dal demonio. Cercate di vivere una vita serena. Cercatelo a Gesù. Lui vi da tanta forza, pace e serenità. Io vi sarò vicina con le mie povere preghiere e vi voglio bene”.
Parole semplici e chiare che ancora oggi fanno riflettere, suscitando commozione. Ed i detenuti risposero con dei versi in dialetto. In uno scritto dalla grafia incerta, che riportiamo testualmente, si legge: “O mamma grazi picchì’ m’inzignasti cà senza i Dio nessunu po fa nenti, di Cristu puru tu ti di rallegrasti, Gesù e resuscitatu veramenti”.
Da quel giorno sono passati esattamente 14 anni. Una fetta di vita. Natuzza nel frattempo è venuta a mancare e nel giorno della dipartita terrena, avvenuta il primo novembre del 2009, si è pianto e si è pregato - come in ogni luogo in cui la Messaggera della Madonna era stata durante la sua missione terrena - anche nel carcere di Vibo Valentia.
Per quanto riguarda, invece, i detenuti presenti a quell'incontro, alcuni di loro probabilmente non hanno ancora finito di scontare la pena, altri invece hanno già pagato il conto con la giustizia e con la società, tant’è che qualcuno ha avuto anche modo di offrire in questi ultimi anni la sua testimonianza di quella visita prenatalizia sul web.
Una luce nel buio della solitudine. L’avvio di un percorso sulla strada della conversione grazie alla grande opera umanitaria svolta nel silenzio dalla Serva di Dio Natuzza Evolo: una donna umile e salda nella fede che si è sempre definita “un verme di terra”.
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