Ha compiuto 99 anni l’ex soldato capistranese Domenico Condello, che, nato il 22 gennaio 1923, riuscì a ritornare a casa sul finire del 1945, dopo essere fuggito da un campo di concentramento tedesco in Grecia. Ricorda ancora, e con lucidità, gli episodi più salienti della sua vita e, soprattutto, quelli che lo videro precettato nel 1943, ad appena venti anni di età, per essere spedito sul fronte di guerra. Da anni vive, con la famiglia, in una casa costruitasi nella zona rurale “Fosanari”, da dove riesce a vedere anche parte del centro abitato di Capistrano, a sentire suonare le campane della chiesa e dove vive anche suo figlio Fortunato che, oltre ad accudirlo, ha ivi un laboratorio per forgiare la creta e realizzare vari ed artistici oggetti. Il suo ricordo è sempre lineare e preciso.
“Fui chiamato alle armi – ricorda Domenico Condello – nel settembre 1943 nel 309° Reggimento Fanteria Regia e desinato a Milano. Poi, con il mio reggimento, fui destinato nell’isola di Rodi, dove eravamo accanto ai tedeschi che, però, quando con l’armistizio da alleati diventammo nemici, fummo fatti prigionieri, mentre il comandante ammiraglio Emilio Campione fu fucilato dai nazisti che l’accusarono di tradimento. “Con i commilitoni superstiti e prigionieri – ricorda Condello- fui condotto in Macedonia e richiuso in un campo di concentramento nazista, dove i prigionieri italiani siamo stati trattati come numeri ed ognuno di noi aveva perso la propria identità per essere riconosciuto con il numero inciso sulla propria piastrina metallica. Io, da Domenico Condello, ero diventano il numero 354”.
Ancora doloroso è il ricordo di Domenico quando racconta che i tedeschi, ritirandosi dalla Macedonia per l’avanzata degli alleati, costrinsero i prigionieri a seguirli con l’intento di deportarli in Germania nei campi di concertamento. Durante tale ritirata molti riuscirono a fuggire e fra essi anche Domenico che riuscì a raggiungere Skopje in treno, dopo aver venduto le scarpe per comprarsi il biglietto. A Salonicco, Condello venne imbarcato, assieme ad altri ex prigionieri, per il porto di Napoli, da dove, a piedi, raggiunse Capistrano, ponendo così fine a fame, sofferenze, umiliazioni di ogni genere.