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Catanzaro, premi agli alunni del liceo artistico al concorso nazionale Lea Garofalo

Gli alunni del Liceo artistico de Nobili di Catanzaro, guidato dal Dirigente scolastico Angelo Gagliardi, hanno partecipato, conseguendo due premi, alla prima edizione del Concorso nazionale Lea Garofalo, organizzato dall'associazione antimafie e antiusura Dioghenes aps e svoltasi presso la biblioteca comunale di Petilia Policastro (Kr). La storia di Lea Garofalo è la storia di una giovane donna nata a Petilia Policastro che si ribellò alla ndrangheta, decidendo di diventare testimone di giustizia.
Una scelta di libertà e di coraggio raccontata attraverso lo sguardo degli studenti del Liceo artistico de Nobili con la realizzazione di un videoclip musicale e di un dipinto dedicati a Lea Garofalo, entrambi premiati al concorso.
Il videoclip musicale, realizzato dalle studentesse Lorena Catanzariti (5B), Michelle Stella (2A) Ilenia Lobello e Ginevra Parisi (3B) racconta la storia di Lea, ricordando l’esempio di una donna forte e coraggiosa cresciuta in una terra ostile e difficile, qual è la Calabria.
Il testo della canzone è scritto nel dialetto catanzarese e ripropone un linguaggio antico, immediato e diretto, che con la forza evocativa dei modi di dire e dei proverbi antichi, parla al mondo interiore ed emotivo della memoria e del ricordo.
Un susseguirsi di flah di immagini e metafore che raccontano l'amore infelice verso il proprio carnefice, l'arresto di lui, la paura e la volontà di proteggere la figlia Denise che spingono Lea a dire basta e a diventare testimone di giustizia. "A picciriddha mia si scantau, allora dissi: megghju 'ma mi 'nda vaju, ca cangu lava sangu on si pò cchiù sentira, cchjù scuru d'a menzannotta on pó venira". Una vita difficile che le costringe a cambiare continuamente identità e città "avanti e arretu, supra e sutta comu u cordaru, ca mancu mi ricordu cchiù comu mi chjamu" - poi l'atto di ribellione e di coraggio "ci vozza u coraggiu 'e nu lupu, ca non si spagna si abbàianu i cani" e, infine, la presa d'atto e la consapevolezza che il prezzo di questa scelta di libertà è una condanna a morte: "tu tantu girasti e votasti, cchi al a fina daveru mi scannàsti".
L'amara constatazione che l'orrore e la crudeltà dell'omicidio efferato e brutale (Lea fu strangolata e il suo corpo fu bruciato fino ad eliminarne i resti) non abbiano avuto la giusta risonanza nella società civile e nelle istituzioni, dalle quali Lea si era sentita più volte abbandonata: "lacrimi, sangu, languri e doluri 'ppe na targa a lu paisa e mancu nu mazzu 'e hjuri!".
Le ultime strofe sono dedicate a Denise, la figlia amata, cresciuta con dedizione e amore "figghja mia beddha eu dissi basta, ca eu ti criscivi comu 'na rosa a la grasta, figghja mia beddha jivi a morira, figghja mia beddhq tu non ciangìra" a ribadire la dignità e l'importanza di una scelta di libertà e legalità, qualsiasi ne siano le conseguenze.

Il dipinto della studentessa Ester Artusi (4A) che, come dice lei stessa: "esprime l'idea di libertà che Lea voleva portare nella sua vita, in quella della figlia e come esempio anche nella vita di tutti noi. La frase inserita dietro la raffigurazione del volto di Lea Garofalo è "vedo, sento, parlo" perché Lea era questo: il coraggio della parola, della denuncia, della ribellione e noi, come lei, non dobbiamo nutrire il timore di guardare in faccia la realtà perché la 'ndrangheta è ancora presente nel nostro territorio e anche oltre, e non dobbiamo mai perdere la determinazione e il coraggio di denunciarla e di combatterla".

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