Una canzone in cui ritrovare tutto il proprio dolore, e un seme di speranza. Parole che ti stringono lo stomaco, che ti abbracciano, che ti consolano e si sistemano in una canzone in cui affondare per tirare fuori emozioni nascoste. Perché c’è sempre la musica a poter raccontare, laddove non bastano le parole: la musica, per chi la canta e per chi l’ascolta. E venerdì scorso, a Villa Emilia – una delle strutture del Centro Calabrese di Solidarietà, nel quartiere di Santa Maria – la musica era di Dario Brunori, accompagnato da Mirko Onofrio, e il pubblico speciale con il quale condividere le emozioni era quello delle ragazze e dei ragazzi ospiti delle strutture del Centro, tutti gli operatori, familiari e volontari. Un momento intenso e intimo nel corso del quale Dario Brunori, amatissimo cantautore e musicista calabrese, ha avuto modo di conoscere la realtà del Centro calabrese per come raccontata dalla presidente Isolina Mantelli e da Gianni Merando, componente del direttivo. “La nostra è una realtà sospesa – spiega la presidente - una comunità che si è ritagliata uno spazio tra una realtà brutta di partenza e il futuro di speranza che abbiamo davanti. Siamo in una terra di mezzo in cui raccogliamo e raccontiamo storie”. Storie di cadute e sconfitte, di dolore e paura che in questo luogo diventato comunità dove gli errori si trasformano in opportunità che Brunori sa mettere in musica. La musica parte, e la grande sala di Villa Emilia che diventa mensa, luogo di culto e spazio di convivialità diventa un prato verde per un concerto speciale: e si susseguono pezzi forti, importanti, conosciuti che sanno vibrare e toccare il profondo dell’animo di chi ascolta, con il proprio bagaglio di vissuto. Da “Le quattro volte”, fino ad “Al di là dell’amore” e “Canzoni intelligenti”, per passare “La vita liquida”, “Il mondo si divide” “La verità” fino a “Per due che come noi”, ed infine “Guardia ‘82”. “Quando partecipo a questo tipo di incontri e ho modo di portare le mie canzoni, vado via con una bella pace nel cuore perché mi sembra di aver speso bene il mio tempo: non ho fatto “dono” ma ho proprio condiviso – spiega Brunori -. In queste occasioni, quando canto del richiamo alla necessità di fare un bilancio, di essere duri con se stessi ma non con l’idea del disincanto per trovare un nuovo incanto e mi sembra che le parole e la musica assumano un significato ancora più intenso. Ho modo di verificare fino a che punto, in un certo sento, mi sento più onesto”.