Il MARCA, Museo delle arti di Catanzaro, ha aperto le sue porte all’Istituto “De Nobili” sabato scorso con una mostra alestita dagli alunni dell’indirizzo artistico in collaborazione con alcune classi del triennio degli altri indirizzi. Questa mattina le classi 5CSE, 3BL e 3 AL insieme a due studentesse del quinto anno del liceo artistico hanno presenziato al dibattito- conferenza in programma a partire dalle ore 10.30.
In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il dirigente, prof. Angelo Gagliardi, ha fortemente voluto promuovere la sensibilizzazione inerente alla drammatica storia del femminicidio vissuto da Loredana Scalone raccontato quest’oggi dalla sorella Giulia. Il dibattito si è aperto con i raccapriccianti ed allarmanti dati Istat e dalla lettura della fonte “L'urgenza del sapere” di Linda Laura Sabbadini, già Direttrice del Dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell’informazione statistica dell'Istat, che ha guidato in Italia il processo di rinnovamento radicale nel campo delle statistiche sociali e di genere a partire dagli anni ’90.
Secondo quest’ultimo dato si può ben vedere che il 39,3% degli uomini nega l'esistenza della violenza sessuale, il 19,7% pensa che le donne provochino la violenza sessuale con il loro modo di vestire, il 16% ritiene che sia accettabile che un uomo controlli il cellulare della propria compagna.
Chi è vittima di femminicidio? In Italia si registra un femminicidio ogni 72 ore, ma i tentativi concreti per ridimensionare la nostra cultura patriarcale sono del tutto un fallimento; viviamo in una società maschilista dove gli uomini sono figli del patriarcato, gli uomini hanno preso ingiustamente la “facoltà” del potere, del possesso e del controllo. Si pensa spesso che la vittima di femminicidio sia una Donna non forte e indipendente. Ma Loredana Scalone sin da bambina è stata una donna indipendente e forte, da quanto affermato dalla sorella. Quasi la storia di una principessa trasformata in Cenerentola, una ragazza solare con la voglia di vivere , nata in una famiglia numerosa e dopo la scuola dell’obbligo lavora come operaia proprio per questa sua forte voglia di volontà intrinseca, pur di aver la sua indipendenza economica. Si sposa giovane con un uomo molto grande e si trova da principessa a Cenerentola perché deve sistemare casa e crescere sua figlia e i 4 figli del marito. È un matrimonio burrascoso che finisce, ma, come un fiore rinato nella sua libertà, trova il peggio in Sergio Giana, grande manipolatore che la illude per ben due volte. Il novembre 2020 alle 17:52 Loredana risulta persona scomparsa, l’ultima volta vista con Giana. Quel giorno a Pietragrande, Giana ha inferto a Loredana 28 coltellate uccidendola, per poi occultare il suo cadavere tra gli scogli e tornare il giorno dopo per ripulire la scena del crimine. Solo 25 anni da scontare e non l’ergastolo, neanche un anno per ogni coltellata. In questo momento storico una pena del genere non fa paura a nessuno quindi “ci” uccideranno sempre”.
Loredana Scalone non è più tornata a casa. Su quella scogliera è accaduto l'irreparabile.
Loredana era una mamma, una sorella e una lavoratrice che non è riuscita a comprendere quanto la mente umana potesse diventare pericolosa. “A noi Donne non serve una giornata per essere ricordate,- dicono alcune alunne- il nostro isolamento è portato dal nostro silenzio ed è la forza invece dell’omicida”.
Alla conferenza sono altresì intervenute le dottoresse Romina Ranieri e Gabriella Papa dei centri anti violenza che, rivolgendosi alle giovani ragazze presenti, hanno affermato che in caso di violenza bisogna seguire delle linee nazionali per il supporto alle donne.
La dottoressa Papa esordisce così: “Ogni piccola goccia forma l’oceano, dobbiamo aiutarla e indirizzarla nei posti giusti come i centri anti violenza, inoltre è anche importante manifestare per far sentire la propria parola al di là di ciò che ci si scatena intorno, bisogna portare avanti la nostra convinzione, alla base quindi è importante il linguaggio e la comunicazione”.
“Quello della violenza di genere e dei femminicidi – aggiungono le ragazze- è un fenomeno complesso e strutturale, che risulta particolarmente difficile da contrastare. Si tratta di un problema specifico e profondamente radicato nella cultura patriarcale, che per essere affrontato necessita innanzitutto di un ribaltamento dei valori. Riteniamo che la scuola, l’inclusione lavorativa delle donne, una maggiore condivisione degli oneri familiari, sono i punti di partenza per prevenirlo”.
Un consiglio alla fine della conferenza è quello dato agli alunni dalla professoressa Elena Maida ovvero quello di studiare per essere indipendenti da un punto di vista economico e lavorativo. La conferenza si è conclusa con la mostra d’arte allestita dai ragazzi del liceo artistico Giovanna De Nobili inerente sempre alla violenza sulle donne.
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