Roma e il suo Complesso del Gazometro hanno accolto la Scuola di Nuove Tecnologie dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro per l’edizione 2024 di “Videocittà”. Non solo un festival, ma un vero e proprio palcoscenico aperto e un osservatorio audiovisivo aperto e innovativo capace di scoprire e far conoscere le realtà trasformative delle immagini in movimento e di promuovere l’eccellenza della filiera produttiva e occupazionale dell’audiovisivo. Un contesto in cui la Scuola di Nuove Tecnologie, guidata dal docente Aba Maurizio Lucchini, si è immersa per il secondo anno consecutivo in un contesto di alto profilo fornendo agli studenti della Scuola una preziosa occasione di confronto e approfondimento a diretto contatto con i principali protagonisti del settore videoludico e digitale. Come già avvenuto lo scorso anno, la Scuola ha portato in esposizione le applicazioni videoludiche sviluppate nel corso dell’anno accademico, assieme a installazioni interattive ed esperimenti legati a un uso non convenzionale degli strumenti tecnologici. Un'esperienza che ha permesso agli studenti di mettere in pratica le loro competenze e di confrontarsi con il pubblico in modo diretto e coinvolgente. Inoltre, quest’anno, i partecipanti al festival hanno avuto la possibilità di calarsi in città virtuali tridimensionali, analizzare riproposizioni di giochi classici in versione moderna, testare in anteprima alcuni prodotti videoludici, rilasciati dagli studenti in prossimità dell’evento, mentre lo sviluppatore Gianmichele Crocco, studente al primo anno del corso di laurea in Computer Games dell’Accademia, scriveva il codice di un nuovo videogioco, in tempo reale, tra i passanti. Lo stand ha ospitato anche la videoinstallazione dell’artista Rachele Ricci, iscritta al secondo anno del corso di Game Design: un enorme schermo attirava i curiosi con la promessa di un’esperienza interattiva, ma al loro avvicinarsi in posa per una foto ricordo, trasformava l’immagine ripresa in un cruento – e purtroppo attuale – scenario di guerra. Un’opera pensata per portare nella tranquilla quotidianità di ognuno di noi una riflessione profonda sul valore della vita e sulla sua caducità. Un monito a non sottovalutare la gravità dei conflitti e a non dimenticare le sofferenze che ne derivano. «Il nostro obiettivo non era semplicemente quello di esporre dei lavori già fatti – ha spiegato Lucchini - ma di mostrare al pubblico il processo creativo che sta dietro alla realizzazione di un videogioco, di un'installazione interattiva o di un'applicazione. Un modo per valorizzare il lavoro, la creatività e per sottolineare l'importanza della sperimentazione e dell'innovazione nel campo del digitale. La partecipazione a Videocittà conferma l'impegno della Scuola di Nuove Tecnologie dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro nel formare artisti e professionisti in grado di inserirsi con successo nel mondo del lavoro, sempre più attento all'innovazione e alla sperimentazione». Videocittà è stata l’occasione per presentare anche i nuovi piani di studio della Scuola e l’innovativo Master accademico di I livello l’Arte in “Gaming strategia di valorizzazione delle aree archeologiche e delle collezioni museali”, che si propone di formare competenze tecniche ed espressive altamente qualificate, legate sia alla figura professionale di storico dell’arte che a quella programmatore e sviluppatore di videogiochi, creando un professionista in grado di progettare scrivere e realizzare proposte di valorizzazione di aree archeologiche e collezioni museali. Ad accompagnare gli studenti nella tre giorni di Videocittà, oltre al coordinatore della Scuola, anche i docenti Sonia Golemme (Linguaggi e Tecniche dell'audiovisivo), Tommaso Palaia (Sistemi interattivi), Giacomo Costa (Progettazione multimediale) e Simona Gavioli (Storia dell'arte). Entusiasta il direttore dell’Accademia, Virgilio Piccari: «C’è un grande fermento attorno al mondo del gaming e delle nuove tecnologie applicate all’arte. L’Accademia ha scelto di assecondare questa attenzione offrendo dei corsi specifici che sono capaci di intercettare il desiderio dei giovani calabresi – e non solo – di formare le proprie competenze in questo segmento in cui le prospettive professionali sono straordinarie».