L’Italia fa rete a Vibo contro le mafie per raccontare e raccontarsi, mettendo a confronto testimonianze ed esperienze per contrastare la potenza criminale e non farsi più sopraffare e rubare il futuro. I panel hanno segnato l’elemento chiave per un processo di cambiamento, iniziando dagli stereotipi e dalle narrazioni negative del solito cliché, che lega e rischia di affondare la Calabria. Tanti argomenti sviscerati e un unico denominatore, l’entusiasmo di costruire, confrontarsi e stratificarsi puntando a soluzioni efficienti e condivise… contromafiecorruzioni.
Tanti “tasselli” che mettono anche di fronte alla responsabilità e alla voglia di uscire dal giogo che ancora intrappola i giovani, e che rischia di stritolare famiglie e generazioni che hanno invece voglia di riscatto. La giornata è stata concepita non solo come momento di riflessione, ma anche quale occasione per scuotere le coscienze, sottolineando l’importanza del passaggio dalla conoscenza all’azione sociale. La direzione è sempre stata chiara, il cammino però potrebbe essere spinoso e in salita, ma si nutre ancora di sana speranza, perché c'è ancora voglia di lottare per recidere le catene sempre più strette delle mafie, specie quando la violenza viene perpetrata sulle donne; e, in questa ottica si cerca una via d’uscita da dinamiche differenti, che passano attraverso soprusi e violenza… subiti o inflitti; perché “rosa” è la tinta sia di carnefici che di oppresse, giacché la donna oggi all’interno dei sodalizi mafiosi può avere un ruolo ambivalente ed essere vittima o sostenitrice attiva.
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