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Gli "orfani speciali" che hanno perso la madre vittima di femminicidio da parte del padre, focus a Catanzaro

In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione del fenomeno della violenza di genere, si è svolto presso la “Casa delle culture” della Provincia di Catanzaro, il convegno dal titolo “La violenza assistita e la normativa sugli orfani speciali ", co-promosso dall'Istituto “L.Siciliani – G. De Nobili” di Catanzaro, diretto dal Dirigente Scolastico,  Filomena Rita Folino, e dall’associazione “La voce della legalità” presieduta dalla professoressa Giulia Anna Pucci e coordinata dall'avvocato Simone Rizzuto. In apertura, i saluti del dirigente scolastico Folino, che ha posto l’accento sull'importanza del valore del rispetto, indipendentemente dall’appartenenza a un genere, evidenziando altresì il costante impegno dell'Istituto nell' ambito dela tutela dei diritti umani, delle differenze di genere e del contrasto ad ogni forma di violenza e discriminazione.

Il Presidente della Provincia di Catanzaro, dott. Amedeo Mormile, portando i saluti dell'amministrazione, ha lodato l’iniziativa e la finalità di prevenzione ad essa strettamente correlata. I lavori sono stati introdotti dalla docente Pucci, la quale si è soffermata sul focus del convegno, rivolto alla condizione dei cosiddetti orfani speciali, bambini e ragazzi, esposti ad una doppia simultanea perdita e capaci di rappresentare il volto più recondito della violenza sulle donne; la docente, inoltre, ha richiamato l'attenzione dell'uditorio sulla toccante testimonianza di Elisabeth Rosanò.

L’evento è stato moderato dalla giornalista e scrittrice lametina, Maria Chiara Caruso, mentre referente dell’iniziativa è stata la professoressa Elena Maida.

Gli interventi sono stati affidati a professionalità multidisciplinari, che hanno tentato di condividere con i ragazzi spunti di riflessione ed esperienze afferenti al contrasto del fenomeno della violenza di genere. In particolare, la dottoressa Marina Baldi, biologa e genetista forense di fama internazionale, ha condiviso la propria esperienza professionale e il proprio bagaglio esperienziale con i ragazzi, particolarmente affascinati, partendo dalla disamina di alcuni casi trattati personalmente, come il delitto dell'Olgiata e quello di Melania Rea. L’insigne professionista, altresì, ha risposto – come, peraltro, gli altri intervenuti – alle domande dei ragazzi, anche in relazione al percorso di studi necessario per diventare genetisti forensi.

La dottoressa Giulia Pantano, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, ha posto l'accento sull'importanza delle competenze nel settore del contrasto alla violenza di genere, proponendo uno stimolante parallelismo fra la pervasività di questo fenomeno e quello della fenomenologia mafiosa, focalizzato l'attenzione, altresì, sulle modificazioni procedurali introdotte dal Codice rosso e sulla normativa a presidio degli orfani speciali.

L’avvocato Simone Rizzuto, nella duplice veste di penalista e coordinatore de “La voce della legalità”, ha evidenziato la sussistenza di un vero e proprio corto circuito sistemico, in forza del quale, a fronte dell’introduzione di nuovi reati e di pene più aspre, le condotte criminose non siano diminuite, bensì aumentate. Il legale ha posto l’accento, inoltre, sulla presenza di alcune distorsioni sistemiche, sia di carattere giuridico-penale, che mediatico, stigmatizzando la disinformazione nel settore della violenza di genere. Partendo dalle storie di Giulia Tramontano e Giulia Cecchettin, il penalista, in conclusione, ha condiviso con i ragazzi un messaggio, in forza del quale non bisogna tentare di cambiare un partner violento, ma è necessario cambiare partner, cambiare persona.

L'avvocato Maria Domenica Vazzana, penalista e membro del gruppo di studio nazionale denominato “Progetti Innocenti”, ha concluso i lavori con un intervento molto concreto e puntuale, invitando le giovani leve a denunciare eventuali violenze subite. La penalista, altresì, ha posto l'accento su tutti quelli che possono essere i comportamenti-sentinella in materia di violenza di genere, partendo dalla propria esperienza professionale, consolidata anche in seno alla realtà nazionale di “Progetto innocenti”.

Davvero molto toccante, infine, la testimonianza di Elizabeth Rosanò, giovane dottoressa in sociologia e orfana speciale, la quale ha condiviso con gli alunni la sua intensa storia personale, avendo assistito, all'età di soli sei anni, all'uccisione della propria madre per mano del padre. La ragazza è stata capace di convertire il proprio dolore in una vera e propria missione sociale, perciò questa testimonianza costituisce un faro nella battaglia al fenomeno della violenza contro le donne, tracciando un percorso di speranza per gli orfani di femminicidio. La complessità del vissuto della giovane ha messo in evidenza il faticoso percorso di ricostruzione emotiva, psicologica e affettiva che vivono gli orfani speciali.

Al termine dei lavori, si è dato spazio alle domande dei ragazzi e alle loro puntuali osservazioni. Gli studenti, in particolare, hanno manifestato interesse e consapevolezza critica circa il fenomeno e la sua escalation, confrontandosi con gli esperti e dimostrando coinvolgimento e maturità intellettuale.

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