La città delle barriere architettoniche è una definizione che potrebbe andare benissimo anche ad altri centri, più piccoli o più grandi, in Calabria come in Italia. «Catanzaro lo è, ma è in buona e ampia compagnia, non è la sola ad avere grandi problemi di accessibilità, quello delle barriere è un discorso antico».
Uno di quelli per cui Nunzia Coppedè si batte da decenni, nel pubblico come nel privato (aspetti mai separati). «Catanzaro la frequentai un po’ di più quando mi candidai alle elezioni regionali del 2010, ricordo vicoli completamente inaccessibili, ma le difficoltà le trovai un po’ dappertutto e lo stesso succede a Lamezia, dove vivo, anche adesso. Anzi, passeggiate in centro non ne faccio più perché ogni volta che ci vado mi arrabbio da morire. Una volta proponemmo un giro sul corso in carrozzina ad alcuni esponenti della prima giunta Mascaro: non vollero usarle, anche se ci accompagnarono e videro le peripezie alle quali siamo obbligati. In un’altra occasione cercavo un negozio perché volevo fare shopping, riuscii a entrare solo in uno in tutta Lamezia, negli altri fu impossibile: sono passati parecchi anni, ma niente è cambiato». Né a Lamezia, né a Catanzaro. Marciapiedi sbarrati, scivoli e pedane inesistenti, negozi off limits e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
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