Gli sdoppiaggi di Ivan Colacino, il mimo dei telecronisti è di Catanzaro: “Porto il sorriso sui social. Ecco come ha commentato Carlo Vanzini...”
Il grande Charlie Chaplin non aveva bisogno della voce per “parlare” e raccontare i propri personaggi. Ecco perché quel cinema muto funzionava lo stesso. Con gli occhi e le espressioni del volto diceva più di qualsiasi altro grande oratore o attore. Perché gli occhi, appunto, così come il volto, sono in grado di dire tanto. Basta saperli usare, come sta facendo lo show-man catanzarese Ivan Colacino, divenuto ormai un vero e proprio fenomeno social. Figlio d'arte - suo padre Enzo è un noto attore e caratterista calabrese - qualcuno lo ha definito un genio della comicità e probabilmente non è andato tanto distante dalla realtà. Basta sfregarla quella lampada che escon fuori i personaggi del mondo delle radiocronache e delle telecronache alle prese con gag, scivoloni o momenti epici. E così, l'ultimo giro di un Gran Premio, per un guru della Formula 1 come il giornalista Carlo Vanzini, diventa un momento buono per mostrare al mondo la propria scaramanzia al cospetto di una spalla versione-gufo (si fa per ridere...) come Marc Genè. O ancora, il capolavoro di Del Piero in un Inter-Juventus di tanti anni or sono rappresenta il nervo scoperto di Beppe Bergomi, quasi in versione tifoso, trafitto a tal punto da sembrare piagnucolante nel ruolo di seconda voce di Caressa. Per non parlare dell'epica telecronaca del duo Trevisani-Adani passata alla storia per aver fatto conoscere al mondo degli amanti del calcio la “garra charrua” tipica degli uruguagi che, sì, hanno “un cuore differente”, hanno “l'artiglio che graffia”. Non mancano anche i riferimenti al tennis e quindi come non tuffarsi nel mondo dei sempreverdi Tommasi e Clerici, al ritmo del loro... bongo. E queste, come cento altre narrazioni sportive, hanno trasformato Colacino nel mimo di radiocronisti e telecronisti. L'Aladino catanzarese entra in quel mondo in punta di piedi e si limita a trasformare il proprio volto, a sgranare gli occhi e corrugare la fronte, senza offendere o scimmiottare nessuno. Proprio come il grande Chaplin faceva tanti anni fa.