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"Duva ni vidimu?", a Catanzaro la toponomastica nel segno del vernacolo

Serraino: "Un viaggio tra passato e presente"*

Un'iniziativa che vuole celebrare la storia, le tradizioni e la lingua del nostro territorio sta prendendo forma nel cuore della città. Sono infatti state installate quindici targhe in ferro che identificano i luoghi di Catanzaro attraverso il dialetto catanzarese ed i luoghi più comuni. Lo ha annunciato il consigliere comunale Tommaso Serraino.

«"Duva ni vidimu " non è solo un gioco di parole: è un progetto - ha spiegato Serraino - che va oltre l'arte, diventando un atto di recupero della storia più e meno recente della città. Il progetto, curato dall'artista Michele Crispino, in arte Mike, e curato dall’attore e regista Enzo Colacino, è il frutto una grande passione per le tradizioni del nostro popolo. Le targhe, che sostituiscono i tradizionali nomi delle vie con la denominazione dialettale usata dai catanzaresi, sono un chiaro richiamo alla bellezza della nostra lingua, ancora viva e presente nei racconti di generazione in generazione».

Serraino ha anche sottolineato che «questa iniziativa si allinea con gli indirizzi dell'amministrazione comunale, che punta a fare di Catanzaro una città che investe anche nel suo patrimonio immateriale. Il dialetto, le tradizioni e la cultura che ci contraddistinguono non sono solo parte del nostro passato, ma sono anche un'opportunità per costruire un futuro che valorizzi l'unicità di questa città».

«Il progetto è anche - ha proseguito Serraino - un'importante iniziativa di marketing territoriale, coadiuvata anche dall’assessore Vincenzo Costantino: le targhe in dialetto non solo arricchiscono il nostro patrimonio culturale, ma diventano anche un punto di attrazione social, creando un legame più forte tra le persone e il loro territorio.

>Oltre a essere un simbolo di identità, "Duva ni vidimu" è anche un omaggio alla Catanzaro di una volta, quella che viveva nei vicoli, nelle piazze, nei luoghi che ogni catanzarese poteva riconoscere dal suono e dal nome che, nel dialetto, risuonavano come una melodia familiare. Oggi, attraverso queste targhe, l’amministrazione vuole non solo ricordare quella Catanzaro, ma anche tramandarla alle future generazioni, affinché non si perda mai la bellezza di quel "vidira" che ci rende unici».
«"Duva ni vidimu?" Non è solo una domanda: è un modo di dire - ha concluso Sewrraino - che ha accompagnato intere generazioni di catanzaresi, e oggi ritorna, attraverso questo progetto, a raccontare la nostra città in modo nuovo, ma sempre fedele alla sua tradizione. Un'iniziativa che merita il nostro sostegno e la nostra partecipazione».

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