
Nel suo messaggio per la Quaresima 2025, l’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, Claudio Maniago, invita i fedeli a vivere questo tempo liturgico come un’opportunità per rinnovare la propria relazione con Dio e con il prossimo, inserendolo nella prospettiva del Giubileo. Il presule sottolinea come il Giubileo sia un’occasione per rimettere ordine nella propria vita di fede, superando distrazioni e abitudini che allontanano dal Vangelo. La Quaresima, con i suoi elementi fondamentali – preghiera, elemosina e digiuno – diventa così un tempo privilegiato di conversione e di ritorno all’abbraccio misericordioso del Padre.
«Il Giubileo - ha scritto l'Arcivescovo - è un’occasione preziosa per rimettere le cose a posto nella nostra vita di credenti. Sistemare ciò che per distrazione, stanchezza, pigrizia e/o varie prove della vita, non rispecchia più il progetto evangelico che ci dona il Signore e ci allontana dalla feconda comunione con Dio e con il prossimo. La Quaresima che iniziamo con il segno penitenziale delle ceneri, ci aiuta quindi ad andare al cuore dell’Anno Santo, perché è una preziosa occasione in cui possiamo rigenerare la nostra relazione con Dio mediante la preghiera, con il prossimo attraverso l’elemosina e con noi stessi con il digiuno vissuto nel suo significato più autentico. Normalmente per noi è molto più facile buttare via che cambiare, perché questo richiede sforzo. Ma Dio non butta via mai nessuno e ci aiuta ad aggiustare. La Quaresima è quindi un tempo che ci invita a preparare e sentire la primavera, per uscire dall’incertezza, dall’abitudine, dalle risposte scontate, mediocri, dal rassegnarsi, dal non credere alla forza dell’amore, dal lamentarci senza fare nulla. Non c’è dubbio che la più profonda finalità del Giubileo sta nel ritorno a Dio: in ebraico “conversione” si dice “ritorno a casa” e l’immagine esprime il senso di una svolta da operare: non si tratta solo di cambiare idea o di correggere una mentalità, ma si tratta di un ritornare nell’abbraccio accogliente di Dio Padre, quello di cui tutti abbiamo nostalgia e bisogno di fronte all’esperienza dello scoraggiamento, della delusione, della mortificazione, che sperimentiamo quotidianamente. Certo viviamo un tempo in cui abbiamo la necessità di vivere la nostra fede non come una verità da possedere, ma come l’esperienza della bontà e della misericordia di Dio. Così, come afferma Papa Francesco, il popolo di Dio può vivere questo Anno santo “come uno speciale dono di grazia, caratterizzato dal perdono dei peccati e, in particolare, dall’indulgenza, espressione piena della misericordia di Dio” (cf. lettera a Mons. Fisichella)».
Maniago ha quindi invitato «a vivere con particolare intensità questa prospettiva giubilare nel tempo quaresimale: per questo chiedo che in ogni comunità si ponga particolare attenzione alla celebrazione della Riconciliazione, offrendo con disponibilità e generosità di tempo, spazi opportuni per una esperienza significativa del sacramento dell’amore misericordioso del Signore. “Non c’è infatti modo migliore per conoscere Dio che lasciarsi riconciliare da Lui (cfr. 2Cor 5,20), assaporando il suo perdono. Non rinunciamo dunque alla Confessione, ma riscopriamo la bellezza del sacramento della guarigione e della gioia, la bellezza del perdono dei peccati!” (Spes non Confundit, 23). Si organizzino inoltre celebrazioni comunitarie della Riconciliazione, dove l’accusa personale dei peccati e l’assoluzione sacramentale siano introdotti dal confronto comunitario con la Parola di Dio: questa modalità aiuterà a comprendere il valore ecclesiale di questo sacramento, nella consapevolezza che il peccato indebolisce sempre tutta la Chiesa. Si abbia anche cura di organizzare l’appuntamento delle 24 ore per il Signore (28 -29 marzo): lo scopo di questo evento è rimettere al centro della vita della pastorale della Chiesa, quindi delle nostre comunità, delle nostre parrocchie, di tutte le realtà ecclesiali, il sacramento della riconciliazione e il suo messaggio evangelico. Davanti al Signore nessuno trova un giudice, ma trova piuttosto un padre che lo accoglie, lo consola e gli indica anche il cammino per rinnovarsi. Ogni domenica prima della frazione del pane la comunità è invitata a scambiarsi il dono della pace. Il Giubileo è l’occasione per valorizzare questo gesto come importante gesto di riconciliazione comunitaria, in cui si rinnovano le relazioni superando le tensioni, la logica dei piccoli gruppi, lo scandalo delle divisioni anche per futili motivi: dare valore a questo scambio fraterno impegna tutti a costruire la comunità con spirito realmente evangelico in modo che diventi un concreto segno di speranza per tutti. Il Giubileo potrebbe essere il momento nel quale si ricostituiscono le relazioni, si chiariscono le difficoltà relazionali e si riparte dalla comunione. In questo Anno santo, la Quaresima può essere anche l’occasione per una potatura della nostra vita cristiana e un momento di verifica anche nelle nostre comunità: potrebbe essere il tempo favorevole per valutare se veramente tante iniziative che facciamo, magari con grande dispendio di energie, siano necessarie, indispensabili, fruttuose o se invece siano il risultato di consuetudini anche buone, ma ormai superate perché oggi non hanno più la portata evangelizzatrice dell’inizio. Si potrebbe allo stesso tempo riscoprire l’importanza dell’anno liturgico come autentico itinerario di contemplazione del mistero di Cristo celebrato nel tempo, e impegnare maggiori energie nel curare una maggior partecipazione ai singoli tempi e alle feste e nel celebrare il tempo ordinario come il miglior percorso di santificazione della quotidianità».
«Riflettendo sulla vita delle nostre comunità -ha evidenziato Maniago - talvolta si ha l’impressione che sarebbe opportuno sostare e considerare lo stile della preghiera e magari domandarci: come viviamo il tempo in cui ci ritroviamo per pregare insieme nelle nostre celebrazioni liturgiche? Sono i momenti in cui ci sentiamo fratelli e sorelle che vivono la comunità come desidera il Signore? E forse in questo tempo quaresimale ci potremmo domandare: cosa possiamo fare per far sì che le nostre celebrazioni possano essere davvero un momento di incontro con i fratelli e le sorelle e insieme con il Signore, nostra speranza? Questa Quaresima potrebbe essere inoltre l’occasione per dare nuovo impulso o addirittura pensare e progettare nuove iniziative anche nell’ambito della catechesi o della carità, in cui con coraggio, si possano esprimere meglio i carismi e i ministeri a servizio della comunità e della sua testimonianza evangelica sul territorio. Cerchiamo di vivere questa Quaresima come una svolta che offra stimoli nuovi al nostro cammino di fede personale e comunitario, e l’occasione di guardare l’azione di annuncio del vangelo con occhi nuovi, riscoprendo potenzialità e possibilità diverse, certi che “guardare al futuro con speranza equivale anche ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere” (Spes non confundit, 9). Questo impegnativo cammino quaresimale avrà un suo momento culminante a livello diocesano nella messa crismale che anche quest’anno celebreremo nella Concattedrale di Squillace, la sera del 16 aprile, mercoledì santo, alle ore 17,30. In quella celebrazione raccoglieremo simbolicamente tutti i nostri propositi quaresimali e li offriremo al Signore che attraverso l’esperienza della sua Pasqua fa nuove tutte le cose e le custodisce nella speranza che non delude (cf Rm 5,5). La Vergine Maria, Madre della speranza, interceda per noi e ci accompagni in questo cammino quaresimale, perché porti i frutti desiderati dal Signore».
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