«Rischiamo di chiudere, ve lo diciamo senza troppi giri di parole. Diretti, schietti e con un forte magone in gola: rischiamo di esser costretti a ritirarci dal campionato nazionale di serie B maschile di calcio a 5. E rischiamo di chiudere perché le chiavi del PalaGallo sono in mano ad una politica sorda e a funzionari comunali che giocano con la burocrazia per sentirsi onnipotenti , ignari che il loro inutile senso di appagamento personale rischia di uccidere una realtà che negli ultimi tre anni ha vinto altrettanti campionati riportando il calcio a 5 di Catanzaro nelle categorie nazionali. Siamo senza PalaGallo, struttura necessaria e obbligatoria- secondo le regole federali – per disputare la nostra disciplina a certi livelli». È quanto si legge in una nota del presidente dell'Asd Catanzaro Futsal, Federico Tassone.
Allenamenti difficili
«Alla città e ai catanzaresi, da sempre innamorati dello sport più praticato in Italia e nel mondo, intendiamo far sapere - prosegue Tassone - che la nostra squadra, composta da staff e atleti del nostro territorio, è prima in classifica nonostante sia costretta ad allenarsi a singhiozzo nel palazzetto comunale. Volevamo farvi sapere che la pandemia non ci ha mai fermati, costringendo i ragazzi ad allenamenti individuali e la società a dei costi esorbitanti per effettuare settimanalmente i tamponi faringei. Non ci hanno fermato gli intoppi incomprensibili di inizio anno sull’utilizzo del PalaGallo, sempre chiuso da questa amministrazione comunale. Così, ad inizio stagione ed oltre, per quasi due mesi, ci siamo allenati per strada, in palestra, a casa e in strutture private che hanno fatto lievitare i costi di una stagione già particolarmente gravosa in un anno falcidiato dal Covid. No, non ci ha fermato mai nessuno. Nonostante siamo dei dilettanti ci siamo sempre organizzati come dei professionisti spinti da una passione smisurata e un amore per lo sport ai limiti della follia. Ci siamo allenati davvero ovunque, tranne che al PalaGallo. Poi, finalmente, alle porte dell’esordio nei campionati nazionali, il Comune decise di aprirci le porte di casa nostra e alla prima casalinga siamo riusciti ad avere il parquet ed emozionare tutti i nostri tifosi. Ma è durato poco. Lo stop causato dalla pandemia, ovviamente, lo abbiamo accettato».
Intoppi burocratici
«Più complicato, da un mese a questa parte, accettare - sostiene Tassone - la chiusura (ancora e ancora) del PalaGallo che ci ha costretti ad emigrare su strada per l’ennesima volta. Chiusura, a detta dei signori di Palazzo De Nobili, dovuta alla mancanza di carte, firme, norme e parole. Si, parole. Sappiano, i catanzaresi, che per una settimana ci siamo allenati in campetti di periferia all’aperto perché nella documentazione inviata all’ufficio competente del Comune di Catanzaro da parte della nostra società e dai vertici sportivi mancava la parola “preminente”. Tra una pec, un fax, mille telefonate e altrettante peripezie siamo riusciti a convincere i “proprietari del PalaGallo” che la nostra disciplina è considerata attività sportiva preminente di interesse nazionale. E via con la riapertura. Ma ora, per cavilli burocratici di cui siamo convinti aver già risposto in maniera esaustiva, è da circa 20 giorni che siamo nuovamente senza palazzetto. La lungaggine di atti amministrativi e richieste di carte, pec, certificati e autocertificazioni- che vi risparmiamo nel racconto- è estenuante e stancherebbe anche il più romantico e paziente degli innamorati. Ma non noi, che abbiamo fornito tutta la documentazione ma evidentemente non basta e non merita risposta. Risultato? Palazzetto nuovamente chiuso, allenamenti itineranti, costi triplicati e la consapevolezza di essere sempre soli».
L'amara realtà
«Ma non è questo certo a farci gettare la spugna. Purtroppo, però,senza una struttura idonea non abbiamo diritto a disputare un campionato nazionale di calcio a 5. Pertanto, nella ricerca ossessiva che qualcosa manchi alla documentazione presentata in Comune, politici e dirigenti trovino il tempo per sapere che saremo costretti a ritirarci dal campionato e un’altra realtà del territorio morirà. Ma non per colpa nostra che con uno staff e dei giocatori tutti catanzaresi senza ricorrere ai stranieri- a differenza delle altre formazioni del nostro torneo – riusciamo ad onorare il nome di Catanzaro e non vediamo l’ora di dire ai nostri ospiti: questo è il PalaGallo, avete visto quanto è bello? Bellissimo, ma è sempre chiuso».
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia