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Catanzaro e l'atipica mediana. Calabro va a caccia di equilibri

L’allenatore sta facendo a meno di un vero costruttore di gioco Cinelli, Verna e Vandeputte spesso aiutati dalla qualità di Carlini

C'è un “buco” in mezzo, per il momento. Non causa pericoli, ma un avviso non può mancare: il Catanzaro è squadra portata a cucire la manovra, solo che finora l'ha fatto senza il centrocampo nella sua accezione più classica. È la differenza più evidente rispetto alla passata stagione.

Invece di un play vecchio stampo che prenda sulle proprie spalle, in tutto o in parte, i compiti d'impostazione, ci sono due interni come Cinelli e Verna (gli alter ego sono Risolo e Welbeck), che non hanno le caratteristiche del regista vero e proprio, più una mezzala d'assalto come Vandeputte, trequartista o attaccante aggiunto più che centrocampista.

Lo scarto fra la prima e la seconda edizione del Catanzaro di Calabro è netto, però questo non implica che le Aquile di ieri fossero migliori o più efficaci di quelle di oggi.

Verna è l'essenziale uomo dell'equilibrio, Vandeputte l'incursore alla Di Massimo, Cinelli un “cervello” che ancora deve trovare le “misure” in un ruolo - pivot davanti alla difesa - che in carriera ha frequentato poco o nulla.

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