Una poltrona per due. Luis Maldonado o Antonio Cinelli per la regia del Catanzaro: in cabina c'è spazio per uno soltanto. Vivarini non ha un playmaker preferito, non è nemmeno obbligato a sceglierne per forza uno escludendo l'altro, però se una formazione fa bene e vince, è sempre stato orientato a confermarla per questioni di «coerenza». Di conseguenza le prossime cinque partite saranno fondamentali per i due centrocampisti: far girare la squadra, aiutarla a consolidare il secondo posto (a proposito: grande mano dal Catania, che ha vinto il recupero ad Avellino) gioverebbe anche alla loro posizione nelle gerarchie. Il sudamericano e il romano sono diversissimi per esperienza e caratteristiche, ma possono tutti e due essere il motore giallorosso: «Maldonado è un regista classico e con più qualità, Cinelli ha invece intensità e corsa», ha sottolineato Vivarini dopo la gara con la Turris. Cinelli ha giocato per anni ad alti livelli e in grandi squadre, sa come far valere il fisico in mezzo al campo pur non avendo grande velocità, ha un senso della posizione spiccato e trovato una condizione ottimale grazie alle tante partite consecutive giocate fra febbraio e marzo, per altro a livelli molto buoni. In quelle gare ha ritrovato pure convinzioni e una centralità nel progetto tecnico che prima non aveva avuto (anche per demeriti suoi). Rispetto al compagno di reparto, Cinelli magari non ha le aperture e la visione (non aveva mai fatto il play prima in carriera), ma sostanza e ordine non gli mancano come dimostrano quasi sei intercetti e quasi nove palle recuperate di media a partita (dati Wyscout). La rinascita di Cinelli è coincisa con lo stop per infortunio di Maldonado. Lui che al contrario è proprio il classico playmaker dal piede buono per sventagliate da cinquanta metri, cambi di gioco non banali e velocizzazione della manovra, aveva giocato solo la prima contro il Catania - da dove era appena arrivato - poi si è fermato per quasi un mese e mezzo. L'ecuadoriano, rispetto al romano, ha maggiore accuratezza nei passaggi (vicina all'85 per cento) e prova più lanci lunghi perché li sente naturali visto che metronomo lo è sempre stato fatto e ha avuto anche un grande maestro come Vincenzo Italiano (che di regia se ne intende). D'altro canto è meno incontrista dell'ex capitano del Vicenza, aspetto da cui Vivarini non può prescindere per garantire equilibrio alla squadra. Rispetto a Cinelli Maldonado vanta pure meno esperienza (la carta d'identità segna otto anni in meno) e meno abitudine a incontri che pesano come quelli dei playoff, ma una facilità nel calciare (anche le punizioni) che non ha ancora mostrato fino in fondo. Nessuno dei due può ritenersi più titolare dell'altro. Ma l'impressione è che Vivarini, qualsiasi cosa scelga, cascherà in piedi. Ieri doppia sessione di lavoro a Giovino. Differenziato per Biasci (influenzato).