Un altro passeggero a bordo: Enrico Brignola ha fatto il check e si è seduto su una poltrona di prima classe. Come tutti gli altri suoi compagni di viaggio. Un gol e un assist nelle ultime due partite, un segnale di vitalità dopo l’altro, soprattutto l’impressione che il suo inserimento nel sistema di Vivarini abbia superato senza problemi le verifiche dell’allenatore abruzzese e del suo staff, cioè come quando si passano i controlli di sicurezza all’ingresso di un gate aeroportuale. Il ventitreenne di Benevento non è un imbucato nel volo promozione del Catanzaro. In poco tempo ha cominciato a dimostrare il suo valore e la sua utilità in un contesto nel quale per nessuno sarebbe stato semplice entrare: uno spogliatoio unito, un gruppo con due alternative per ruolo, una squadra che gioca a memoria grazie a meccanismi ripetuti fino allo sfinimento dall’anno scorso. Pur senza discutere le sue evidenti qualità tecniche, quando il club l’ha ingaggiato un minimo di perplessità era naturale: bisogna capire come l’organico avrebbe accolto un nuovo innesto e, al contrario, anche vedere come il diretto interessato si sarebbe adattato alla nuova dimensione calcistica in un momento – il girone di ritorno del campionato – in cui l’ambientamento deve essere il più rapido possibile. Quei dubbi sono stati rapidamente cancellati e ora il Catanzaro ha iniziato a raccogliere i dividendi dell’ennesima scelta felice della stagione. Il jolly offensivo preso in prestito con obbligo di riscatto dal Benevento dopo il parcheggio a Cosenza si è rivelato umile e intelligente. Iemmello, Brighenti e Ghion lo conoscevano dalle comuni esperienze fra Benevento, Sassuolo e Frosinone, però quando dieci giorni fa Brignola ha firmato il suo primo, magnifico gol con la maglia giallorossa (triangolo con Iemmello, tacco a seguire con pallonetto sull’avversario, sinistro al volo da fuori) era impossibile non notare l’affetto che gli ha riservato gente come Martinelli e Vandeputte, uno capitano, l’altro fra i leader tecnici delle Aquile. Il belga, una settimana più tardi, ha avuto modo di ringraziare il numero 17 per l’assist con cui ha siglato il decimo gol in campionato. Il servizio vincente di Brignola era meno scontato di quanto non lo fosse all’apparenza: entrando in area di rigore dalla destra il ventitreenne si era apparecchiato il pallone per un tiro a giro con il suo piede naturale (il sinistro), non ci sarebbe stato nulla di male se un attaccante come lui, sul 3-0 a favore della propria squadra, si fosse lasciato ingolosire, invece ha preferito appoggiare per il compagno, in posizione più centrale, con lo specchio della porta più libero, quindi con percentuali realizzative più alte. In entrambe le occasioni (gol al Monopoli, assist a Castellammare), a Brignola sono bastati dieci minuti, da subentrato, per lasciare il segno da subentrato. Adesso restano altre nove partite per renderlo ancora più profondo.