Gli avversari più difficili da dribblare? Non chiedetelo a Jari Vandeputte, la risposta è scontata: i tifosi del Catanzaro. Nella notte fra lunedì e martedì, durante la festa al “Ceravolo”, il belga ci ha messo una vita a superare chi gli chiedeva un selfie, un autografo, un abbraccio o anche solo fargli i complimenti. Proprio non se ne volevano andare. Come fa in campo, il calciatore non si è risparmiato, non ha negato a nessuno un sorriso o una foto, ma il volto sollevato quando sono arrivati a prenderlo gli steward era tutto un programma. È stato meno complicato segnare 11 gol o produrre 20 assist che eludere la marcatura di centinaia di persone sul prato di casa. Comunque, per uno che ha disputato due stagioni pazzesche ed è stato fra i motivi di questa annata paranormale, era giusto che fosse così: «Sì, andare via da loro è stata veramente dura, ma mi fa solo piacere», ha detto sorridendo nel tunnel che conduce agli spogliatoi quando è da poco passata la mezzanotte, «la gente giustamente è venuta qui allo stadio come aveva fatto a Salerno per festeggiare tutti insieme, è bellissimo». Alle analogie col suo idolo e connazionale Dries Mertens (la crescita nel Gent, il passaggio in Olanda, la fortuna calcistica in Italia), Vandeputte ne ha aggiunta un’altra, cioè l’adozione da parte di una città (e di una provincia) che l’ha trasformato (meritatamente) in un idolo. Per il numero 27, come per i compagni, l’idea è di continuare ad andare a tavoletta per arricchire ulteriormente un torneo indimenticabile: «Quest’annata ancora non è finita, cercheremo di vincere anche le ultime cinque partite e fare sempre meglio». Cannibali fino in fondo. Più che un esterno, un jolly totale in attacco, sulle fasce o per vie centrali cambia poco: Vandeputte era stato il migliore del Catanzaro nello scorso campionato e sarebbe andata benissimo se avesse eguagliato quei 7 gol e 19 assist. Quindi, essendo riuscito a incrementare i suoi numeri con la doppia cifra in entrambe i casi, davanti a lui c’è solo da togliersi il cappello. Soprannominato “Nostradamus” perché ogni tanto esulta prima che i compagni segnino (spesso lanciati proprio dal belga), Jari ci aveva visto lungo anche quest’estate, quando era finalmente riuscito a tornare in Calabria dopo una trattativa estenuante e costosa (il club l’ha pagato mezzo milione di euro) con il Vicenza. Tra l’altro è pure cresciuto in fase difensiva diventando, di gran lunga, il più bravo e decisivo esterno a tutta fascia della categoria, il Perisic della Serie C (e il paragone lo fa ridere ogni volta): «L’obiettivo è sempre cercare di far meglio stagione dopo stagione, sapevo non sarebbe stato facile, ma ero convinto che ci sarei riuscito perché ho dei compagni meravigliosi che mi hanno dato una grande mano. Sono molto soddisfatto». La rosa profonda, la qualità diffusa, le doti tecniche e fisiche di giocatori come Vandeputte, un quattrocentista che dà del tu al pallone. Ma anche la rabbia per l’eliminazione playoff dell’anno scorso a Padova, la molla di una partenza sprint: «Ci siamo detti poche cose dopo quella partita, è bastato solamente guardarci in faccia l’uno con l’altro per capire, tutti quanti, cosa volevamo e cosa avremmo fatto quest’anno. Lo volevamo per questa città e questi colori, fin dall’inizio dell’anno la nostra idea in testa era unica», ha spiegato il ventisettenne. Mentre parlava i compagni, in fondo, cantavano ancora «La capolista se ne va!», come se non fosse andata via già da un pezzo, perché la B non è mai stata in discussione da novembre in poi e la festa al “Ceravolo”, dopo l’Arechi, è stata una liberazione totale. Catanzaro di nuovo fra i cadetti dopo 17 anni. Un ritorno, ma dopo sole due stagioni, anche per Vandeputte: «Categoria meritata per me e per tutti i miei compagni, per la città intera, ora ci godiamo il momento, poi giocheremo le ultime cinque partite e, da luglio, cominceremo a pensare all’anno prossimo». Prima, per Jari, l’appuntamento con… il matrimonio: «A giugno mi sposo, questo trionfo lo dedico alla mia compagna e futura moglie e alla mia bimba». Un ragazzo dal volto felice: «E ringrazio anche chi ogni domenica è venuto allo stadio, i diecimila di Salerno, il trionfo è dedicato pure a loro». Fortuna che non ha dovuto scartarli tutti.