Catanzaro, Crotone, Vibo

Mercoledì 27 Novembre 2024

Curcio: “Volevo andare in B vincendo. A Catanzaro ho coronato un sogno”

La prima vittoria di un campionato. Il traguardo (non definitivo) di una carriera lunga e brillante. «È il coronamento di un sogno», spiega Alessio Curcio: «Dopo tre anni con tanti gol e assist avevo in testa di arrivare con le mie gambe in B. Non ho mai avuto questa opportunità, non ho la più pallida idea perché non mi abbiano mai chiamato, ma ce l’ho fatta». Il Viareggio con la Juve, quindi Vicenza, Catania, Foggia da capitano. Il Catanzaro l’ha portato ancora più su. «Intanto alziamo la Supercoppa, però dopo le vacanze vorrei ripartire subito. Non essere mai stato fra i cadetti è un nervo scoperto, quindi spero di avercela davvero questa chance l’anno prossimo, sono molto curioso di misurarmi con la categoria superiore anche perché c’è chi sostiene che, per caratteristiche, sarei più adatto alla B che alla C. Non vedo l’ora di iniziare la sfida personale forse più importante della carriera». Il contratto ce l’ha, le doti tecniche e fisiche pure. Fonti d’ispirazione. Fantasista cresciuto nel mito di Totti («Unico e inarrivabile, anche se in questo momento mi piace guardare Dybala»), Curcio è attentissimo nel gestirsi fuori dal campo: «Allenamenti, alimentazione e riposo sono fondamentali, se curi tutti questi aspetti, a prescindere dall’età, il rendimento è sempre al top». Bruce Springsteen, Elton John, Pino Daniele e Lucio Dalla il meglio della sua seconda passione (la musica). Il padel è il vezzo estivo. Poliedrico. Il calcio, naturalmente, il centro del villaggio di un attaccante completo: destro, sinistro, testa, i modi in cui ha segnato nove gol in campionato, un altro in Coppa, più quattro assist: «Mai facile rimanere fuori, ma chi ha giocato meno si è rivelato l’arma in più, per professionalità in allenamento e livello sempre molto alto quando è subentrato». Triplo. Nel finale, dopo la promozione, più minuti, non per onor di firma: cinque centri in tre gare compresa la tripletta a Francavilla. «Ho cercato di dimostrare a me stesso e a tutti che se avessi giocato di più avrei potuto comunque dare una mano. La tripletta una bella emozione, non mi era mai capitato, gli obiettivi personali sono sempre importanti». Come i graffi lasciati all’andata alla Viterbese, ribaltata dal suo colpo di testa, e al Crotone, definitivamente sconfitto con il suo 2-0: «Episodi cui tengo molto perché mi piace giocare quando la posta in palio è più alta». Rimpianti. Unico rammarico il rigore che gli ha parato Thiam del Foggia nell’ultima di campionato al “Ceravolo”: «L’ho calciato bene, l’ho rivisto più volte, solo che ho beccato un portiere di oltre due metri rimasto fermo fino alla fine che poi è riuscito a spingersi fino all’angolino. Mi ha tolto la gioia della doppia cifra in campionato, la volevo, sarebbe stato un altro bel traguardo, ma comunque fra gol e assist rapportati ai minuti in campo la media è molto alta». Maestri. Zeman a Foggia, Vivarini a Catanzaro. Come guide in panchina, non c’è male: «Zeman insegna con ogni singola frase, è sempre un piacere sentirlo. Vivarini mi ha cambiato il modo di giocare, perché quando sei in una squadra forte come il Catanzaro, in cui tutti possono fare la differenza, provi a forzare la giocata, lui mi ha dato più semplicità, era quello che mi chiedeva e credo di esserci riuscito». Super. Fra una settimana l’ultimo sforzo a Reggio Emilia dopo un’annata magnifica: «Cosa mi rimane più impresso? Il calore della gente dalla prima all’ultima giornata, la presenza numerosa dei tifosi con qualsiasi meteo o in trasferte lontane. Quanto alla sfida con la Reggiana, noi puntiamo a vincere sempre. L’avversario forte, una cornice di pubblico degna, in uno stadio da Serie A: sarà bella, difficile e molto stimolante. Abbiamo un potenziale talmente alto che potevamo fare il triplete con la Coppa, ma nella nostra cavalcata in campionato non abbiamo mai avuto tentennamenti, siamo stati una squadra veramente forte».

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