L’atto finale di una stagione che sarebbe stato bello non finisse mai. Per prepararsi alla B in uno stadio di Serie A. Per ribadire che il Catanzaro non ha paragoni. Per prendersi un trofeo, la Supercoppa, da aggiungere in una bacheca che in un anno - fra vittorie sul campo e record della categoria - ha riscattato decenni di delusioni. La sfida al “Città del tricolore” con la Reggiana (ore 18:30) è un anticipo del prossimo torneo, basta guardare gli oltre duemila tifosi (2226 per la precisione) delle Aquile presenti nel settore ospiti nonostante la diretta di Raisport. Ai giallorossi basterebbe un pari per trionfare, ma da un gruppo di cannibali come questo è vietato aspettarsi tendenze al risparmio. Sono sempre andati a tavoletta, lo faranno pure stavolta anche perché stuzzicati dal duello con un avversario all’altezza. «Fare speculazioni non è nella nostra mentalità», ha detto Vivarini nelle dichiarazioni prepartita rilasciate al sito ufficiale del club. «Teniamo molto a conquistare il trofeo e faremo come sempre la nostra partita al meglio delle nostre possibilità in questo momento», ha aggiunto. Ricordi. La Reggiana è l’ultima nemesi del tecnico che in questo stadio, contro i granata, perse una finale playoff alla guida del Bari. Sono passati tre anni, ma il ricordo rimane. Per il coach delle Aquile uno stimolo in più prima di affrontare con il club la discussione definitiva sul rinnovo: non c’è più grande distanza sul piano economico (forse non ce n’è affatto), ma le frizioni con la proprietà delle ultime settimane andranno riviste se si vuole evitare un addio doloroso. Il fatto che il canto del cigno di questo Catanzaro strepitoso possa arrivare in un luogo del cuore come Reggio Emilia, dove nel giugno 1976 fu conquistata la seconda promozione in A, rende anche più malinconica l’opportunità della separazione con l’allenatore. Eventualità per nulla remota visto che la società ha contattato gente come Stroppa e Alvini oltre a pensare a una figura come Caserta. Se ne riparlerà dopo l’incontro. Undici. Situm è stato convocato, ma non può essere titolare per l’infiammazione a un tendine che lo ha costretto ai margini del gruppo dopo la Feralpi. «Devo ancora valutare chi parte dall’inizio e chi subentrerà, ma sono tutti all’altezza ed è normale che in questa fase si debba tenere conto anche della condizione», ha sottolineato Vivarini. Iemmello e Curcio in attacco, Brignola a destra e Vandeputte a sinistra, Ghion regista, Pontisso al suo fianco, la solita difesa davanti a Fulignati, modulo di base 3-5-2. «Abbiamo fatto un buono e costante lavoro considerato il momento, ritrovando un po’ di attenzione sui particolari», ha continuato l’allenatore: «Abbiamo analizzato la Reggiana, che è una grande squadra, per affrontarla nel modo migliore possibile». Fra i motivi di interesse i duelli fra calciatori e quello a distanza fra i due allenatori, Vivarini e Diana. Gli emiliani sono un avversario di tutto rispetto: «È una squadra individualmente molto forte, ha un attacco importante ed è consolidata anche nei lavori difensivi, non a caso ha vinto il girone B». Esodo. In tanti hanno pensato di non perdersi l’ultima partita della stagione. Un’annata irripetibile, con una squadra cha ha espresso un calcio di altissima qualità, va vissuta fino in fondo, fino all’ultimo istante: «Dal punto di vista calcistico Catanzaro conta tanto anche per questi fattori – ha concluso Vivarini -. Avere un seguito così, che si vede solo in poche piazze, è un valore inestimabile per il calcio italiano». Il pallone, i giocatori, i tifosi: oggi si chiude una pagina, da domani se ne aprirà un’altra. Ancora con Vivarini? L’incognita resta.