Si chiama “Aemilia 240” perché 240 sono stati gli imputati che complessivamente sono finiti alla sbarra. È il nome dato alla docufiction che ripercorrerà il maxi processo “Aemilia” che svelò al mondo le ingerenze della cosca Grande Aracri di Cutro in Emilia. Il racconto cinematografico, coprodotto da Rai Fiction e Fidelio, spiegherà come la ‘ndrangheta di stampo cutrese per anni sia riuscita a dettare legge sulle rive del Po. Attraverso le testimonianze degli investigatori e le «voci da dentro», ossia le intercettazioni audio e video captate a carico degli imputati, verranno descritte le indagini - iniziate nel 2010 e venute alla luce nel 2015 con circa 200 arresti - che hanno certificato l'esistenza sul territorio emiliano di un clan, autonomo ma pur sempre legato alla casa madre di Cutro, che mettendo da parte i sequestri di persona ed il narcotraffico s’è infiltrato nell’economia legale delle province di Reggio Emilia, Modena, Parma e Piacenza.
La Corte di Cassazione, che a maggio scorso ha messo la parola fine all’ultimo capitolo processuale nato dall’inchiesta “Aemilia” confermando 74 condanne, ha ribadito che l’«affermazione» della cosca Grande Aracri in terra emiliana ha avuto «un punto di svolta» preciso. Ovvero, nella «sanguinosa guerra di mafia» iniziata con gli omicidi di Nicola Vasapollo, Giuseppe Ruggiero, Domenico Lucano nel 1992 e di Giuseppe Abramo nel 1998, per poi proseguire con l’assassinio di Antonio Dragone nel 2004 a Cutro, che «ha sancito l’egemonia criminale dei Grande Aracri nel territorio calabrese di storico insediamento e la soccombenza dei clan antagonisti», come gli Arena di Isola Capo Rizzuto. E da quella lunga scia di morti ha preso piede «un assetto di potere criminale destinato a riverberare i propri effetti anche sulle strutture associative delocalizzate» come la “cellula” che mise le sue radici in Emilia. La docufiction, prodotta da Silvio Maselli e Daniele Basilio, andrà in onda prossimamente per la regia di Claudio Canepari e Giuseppe Ghinami, con la collaborazione dei giornalisti Paolo Bonacini e Giovanni Tizian.
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