Sono stati rinviati a giudizio quindici dei diciassette imputati (due hanno chiesto l'abbreviato), coinvolti nell'operazione antimafia "Nemea" e comparsi davanti al gup distrettuale Claudio Paris, che ha fissato al prossimo 25 marzo la prima udienza del processo davanti al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Estorsione, porto e detenzione di materiale esplodente e droga i reati contestati a vario titolo e aggravati dalle modalità mafiose. Il gup, infatti, ha accolto in toto la richiesta del pm Annamaria Frustaci nonostante la Cassazione, pronunciamento poi confermato dal Tribunale della libertà, avesse annullato le aggravanti delle modalità mafiose (nel duplice profilo metodo-agevolazione) e l'ingente quantitativo di droga. Il prossimo 25 marzo davanti al Tribunale di Vibo compariranno: Leone Soriano, 52 anni di Pizzinni di Filandari (avv. Diego Brancia e avv. Salvatore Staiano) , la moglie Rosetta Lopreiato, di 49 (avv. Brancia); Domenico Soriano, di 59 anni, fratello di Leone (avv. Antonio Merante); Graziella Silipigni, 47 anni, sempre di Pizzinni, moglie del defunto Roberto Soriano (avv. Daniela Garisto e avv. Brancia), la figlia Caterina di 28 anni (avv. Garisto e avv. Giuseppe Di Renzo); Luca Ciconte, 26 anni di Sorianello marito di Caterina Soriano (avv. Di Renzo e avv. Garisto); Maria Grazia Soriano, 46 anni di Arzona di Filandari (avv. Pamela Tassone); Francesco Parrotta, 35 anni di Jonadi (avv. Giovanni Vecchio); Mirco Furchì, 25 anni di Limbadi (avv. Francesco Sabatino e avv. Francesco Capria); Giacomo Cichello, 31 anni di Filandari (avv. Nicola Cantafora); Giuseppe Guerrera, 23 anni di Arzona (avv. Tassone); Luciano Marino Artusa, 57 anni di Arzona (avv. Vincenzo Brosio); Alex Prestanicola, 27 anni di Filandari (avv. Brancia) e Domenico Nazionale, 31 anni di Tropea (avv. Francesco Schimio). A processo anche Giuseppe Soriano, 27 anni di Filandari , figlio della Silipigni (avv. Brancia e avv. Gianni Russano) la posizione del quale era stata riunita al troncone principale nel corso della scorsa udienza. Saranno invece processati con rito abbreviato Emanuele Mancuso, 31 anni, esponente dell'omonima famiglia di 'ndrangheta di Limbadi che poi ha deciso di collaborare con la Dda (avv. Antonia Nicolini) e Massimo Vita, 27 anni di Vena Superiore, frazione di Vibo (avv. Domenico Procopio). Alcuni degli indagati, secondo l’accusa, avrebbero anche tentato di pianificare un attentato alla caserma dei carabinieri di Filandari per colpire il maresciallo maggiore Salvatore Todaro, con il lancio di una bomba nell’ala della struttura riservata agli alloggi. Inoltre Leone Soriano «in qualità di organizzatore e mandante», Francesco Parrotta, Emanuele Mancuso, Giuseppe Soriano (nipote di Leone) sarebbero gli autori di diverse intimidazioni compiute tra Filandari e Jonadi ai danni di imprenditori e avvocati. Quali parti offese, oltre all’ex comandante della stazione dei carabinieri di Filandari e al maggiore Valerio Palmieri, comandante del Nucleo investigativo del comando provinciale, il pm indica anche gli imprenditori Antonino, Nicola e Vincenza Daniela Castagna di Jonadi; Romano Pasqua e Pasquale Romano, titolari del distributore Esso di Filandari; Mariella D’Agostino, titolare di una gioielleria di Nicotera; Paola Limardo, Antonio Limardo, Davide Contartese, titolare di un bar a Filandari, Marco Fuduli, Antonio Nazzareno Fuduli e Antonino Bova.