Due condanne all'ergastolo, altre due ridotte rispettivamente a 30 anni e a 11 anni e 6 mesi di reclusione e due assoluzioni. Questa la sentenza emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro a carico di esponenti del clan Patania di Stefanaconi (centro del Vibonese) ritenuti i mandanti del tentato e successivamente omicidio di Giuseppe Matina (alias Gringia) del luogo. Nello specifico la Corte (presidente Fabrizio Cosentino) ha confermato l'ergastolo nei confronti dei fratelli Giuseppe e Salvatore Patania, rispettivamente di 39 e 41 anni, mentre per un terzo fratello - Saverio Patania di 43 anni - è stata ridotta la pena (inizialmente ergastolo) a 30 anni di detenzione. Pena rideterminata da 20 anni a 11 anni e 6 mesi nei confronti del pentito Nicola Figliuzzi, 29 anni di Sant'Angelo di Gerocarne, in virtù del riconoscimento dell'attenuante speciale della collaborazione, il quale è stato assolto dal reato di ricettazione. Assoluzione, infine, confermata per Giuseppina Iacopetta, di 65 anni (vedova del boss Nato patania e madre degli imputati) e per il figlio Nazzareno Patania di 46 anni. A carico di tutti gli imputati il sostituto procuratore generale Carlo Modestino aveva chiesto la condanna all'ergastolo. Risale al 20 febbraio del 2012 l'agguato costato la vita a Giuseppe Matina - marito di Loredana Patania, nipote del boss e successivamente diventata collaboratrice di giustizia - ucciso davanti all’ingresso della sua abitazione, alla periferia di Stefanaconi piccolo centro agricolo. Un omicidio maturato nell’ambito della faida che per circa due anni ha insanguinato il Vibonese e che ha visto contrapposti i Patania con i cosiddetti Piscopisani. Gli esecutori del delitto Cristian Loielo ed Arben Ibrahim (attualmente collaboratore di giustizia) sono stati processati in precedenza nell’ambito del procedimento denominato “Gringia”. Il primo è stato condannato all’ergastolo da parte dei giudici della Corte di Assise di Catanzaro; mentre il pentito, arrivato dai paesi dell’Est per combattere la guerra di mafia al servizio dei Patania contro il gruppo degli emergenti, rappresentato dal gruppo dei Piscopisani, se l’è cavata con nove anni di carcere. Già processati e condannati pure gli autori del tentato omicidio dello stesso Matina (messo in atto sempre a Stefanaconi il 27 dicembre 2011). In questo caso, si tratta di Cosimo Caglioti di Sant’Angelo di Gerocarne (nel frattempo deceduto) e Francesco Lopreiato. Coinvolti pure Alex Loielo e Alessandro Bartolotta, anche loro esponenti di primo piano del clan Patania. La faida tra i Patania ed il gruppo dei Piscopisani ha avuto inizio il 16 settembre 2015, il giorno in cui nella vallata del Mesima venne assassinato l'agricoltore Michele Mario Fiorillo; un omicidio che sarebbe stato portato a termine da Caglioti per conto dei Patania perché la vittima «parlava troppo», secondo quanto successivamente riferito dalla collaboratrice di giustizia Loredana Patania. A distanza di 48 ore, la risposta del gruppo dei Piscopisani fu altrettanto violenta e sotto i colpi di una calibro 9x21 cadde il boss Nato Patania. Un delitto “pesante” al quale seguirono quelli di Giuseppe Matina, Francesco Scrugli, Mario Longo e Davide Fortuna (freddato sulla spiaggia di Vibo Marina). Una lunga scia di sangue in gran parte ricostruita dagli inquirenti della Dda.