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Piccole tradizioni crescono. Compie quarant’anni l’affrontata di Acquaro

Compie domani i suoi primi quarant’anni l’affrontata di Acquaro, rito pasquale relativamente “giovane” ma profondamente radicato nella fede e nella tradizione della settimana Santa del piccolo centro montano, dove è divenuto appuntamento fisso seguitissimo della domenica di resurrezione per tutti i fedeli del circondario, che accorrono in tanti ad assistervi. Correvano gli ultimi anni ’70 ed era parroco il defunto don Peppino Gagliardi (rimasto alla guida della parrocchia per 50 anni, dal ’49 al ‘99), il quale, vedendo che le rappresentazioni secolari che si svolgevano nei centri limitrofi riscuotevano una forte partecipazione e tanta pietà popolare, volle che il rito si svolgesse anche nel centro di cui era guida spirituale già da oltre trent’anni.

Bisognava, però, dotarsi delle statue per comporre il trittico. La parrocchia, infatti, disponeva solo del Cristo risorto, fatto realizzare dallo stesso don Peppino nei primi anni del suo mandato pastorale. Nel ’77, quindi, l’allora cinquantaquattrenne parroco decise di commissionare le statue dell’Addolorata e di San Giovanni Battista ad un artista di Ortisei, in provincia di Bolzano, che in due anni realizzò e spedì in paese le opere. L’arrivo, su due automobili, fu festoso e le statue vennero accolte all’entrata del centro abitato tra gli applausi, mentre le maestre fecero scendere i bambini delle elementari in strada per partecipare più da vicino ad un evento storico per Acquaro.

Tutto era quindi pronto e domenica 15 aprile 1979 gli acquaresi poterono smettere di recarsi nei comuni limitrofi ed avere finalmente una loro affrontata di fronte a cui potersi commuovere, anche se la prima edizione, per come ricordano in molti, non ebbe una gran riuscita, a causa di un brutto scherzo dell’inesperienza, che ingarbugliò a tal punto i portatori da far invertire l’ordine delle statue rispetto a quello prestabilito. Dall’anno successivo, tuttavia, la rappresentazione andò migliorandosi e, complice anche il posto dove si svolge, piazza Marconi, che permette una visione organica dell’evento, acquisì prestigio quasi al pari delle più blasonate manifestazioni dei centri limitrofi, da cui differisce solo per gli anni di svolgimento.

Non è secolare ma nell’immaginario collettivo è come se ci fosse sempre stata, grazie alla meticolosità dei portantini, che hanno i loro punti di riferimento per mezzo dei quali riescono a fare in modo che l’evento riesca al meglio. E domani, a mezzogiorno circa, per la quarantesima volta consecutiva (solo nel 2012, causa forte maltempo, la si dovette rimandare a lunedì dell’Angelo) i fedeli di Acquaro, e tanti provenienti da altri centri, scenderanno in piazza e, posizionandosi su due ali, faranno da cornice all’incontro tra Maria, avvisata da Giovanni, ed il proprio figlio risorto, mentre la banda suonerà a festa ed i fuochi suggelleranno l’attimo, fatto di emozioni che non si contengono e di intime speranze che vengono riposte nel rito che più di tutti connota la Pasqua calabrese.

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