Due persone rinviate a giudizio e 23 richieste di condanna, questo il bilancio dell’udienza preliminare scaturita dalle indagini che hanno fatto luce su una lunga serie di episodi estorsivi ai danni delle attività commerciale della costa lametina. L'accusa per gli esponenti del clan Giampà è di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Nel corso della requisitoria il pm della Dda Elio Romano ha chiesto la condanna di coloro che hanno chiesto il rito abbreviato: Emiliano Fozza,10 anni e 4000 euro di multa; Danilo Pileggi, 6 anni e 2000 euro di multa; Michelina Giampà, 8 anni e 6000 euro di multa; Luciano Trovato, 6 anni e 2000 euro di multa; Alberto Giampà (classe ’84) 6 anni e 2000 euro di multa; Alberto Giampà (classe ’81)6 anni e 2000 euro di multa; Giuseppina Giampà 6 anni e 1500 euro di multa; Rosa Giampà, 2 anni, 6 mesi e 2000 euro di multa; Domenico Chirico, 8 anni e 3000 euro di multa; Gianluca Giovanni Notarianni, 2 anni, 6 mesi; Antonio Voci, 2 anni e 1500 euro di multa; Maurizio Molinaro, 2 anni e 1500 euro di multa; Aldo Notarianni, 2 anni, 6 mesi e 2000 euro di multa; Luigi Notarianni, 2 anni, 6 mesi e 2000 euro di multa; Domenico Chirico, “U batteru”, 2 anni e 1500 euro di multa; Giuseppe Cappello “Cutulicchio, 6 anni e 2000 euro di multa; Luigi Paolino Meliadò, 3 anni e 1500 euro di multa; Giuseppe Giampà (collaboratore di giustizia), un anno, 6 mesi e 1200 euro di multa; Saverio Cappello (collaboratore di giustizia), un anno, 4 mesi e 800 euro di multa; Giuseppe Cappello (collaboratore di giustizia), un anno, 4 mesi e 800 euro di multa; Angelo Torcasio (collaboratore di giustizia), un anno, 4 mesi e 700 euro di multa; Umberto Egidio Muraca (collaboratore di giustizia), un anno 4 mesi e 800 euro di multa; Domenico Giampà (collaboratore di giustizia), un anno e 700 euro di multa. Il processo con rito abbreviato proseguirà il prossimo 15 luglio.Sono stati invece rinviati a giudizio davanti al Tribunale collegiale, il prossimo 10 dicembre, Claudio Paola e Vincenzo Giampà detto “Enzo”. Le estorsioni consistevano nell’imporre forniture della Gt distribuzione (intestata alla moglie di Giuseppe Giampà) ai locali, in altri casi invece «mediante minaccia implicita di atti ritorsivi» si pretendeva di entrare e bere gratis nei locali oppure veniva imposta la guardiania di Vincenzo Giampà. Le minacce estorsive, sarebbero state indirizzate anche al titolare di una boutique “Il Principe”, costretto a praticare loro sistematicamente lo sconto del 50% sui vari capi di abbigliamento e a fare lavorare di fatto Michelina Giampà in qualità di addetta alle vendite e ai rapporti con la clientela, pur senza esserne formalmente assunta. Sette le parti offese individuate dalla Direzione distrettuaòle antimafia ma in giudizio si sono costituiti parte civile solo il Comune di Lamezia Terme, rappresentato dall’avvocato Caterina Restuccia, e l’Associazione Antiracket, difesa da Carlo Carere. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Giusy Caliò, Francesco Gambardella, Lucio Canzoniere, Leopoldo Marchese, Alessandra Marchese, Antonio Larussa, Rita Cellini e Claudia Conidi.