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Traffico di marijuana nel Vibonese, chieste 10 condanne: c'è anche il figlio del boss Mancuso - Nomi e foto

Dieci richieste di condanna sono state avanzate dal pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, dinanzi al gup distrettuale nel corso del processo con rito abbreviato nato dall’operazione «Giardini segreti» scattata lo scorso anno a seguito delle rivelazioni del pentito di 'ndrangheta Emanuele Mancuso di Limbadi, figlio del boss Pantaleone Mancuso.

Le accuse per gli imputati sono quelle di narcotraffico con particolare riferimento a diverse piantagioni di marijuana scoperte nelle campagne fra Nicotera, Joppolo e Limbadi, nel Vibonese. Per Emanuele Mancuso il pm ha chiesto 4 anni ed 8 mesi di reclusione, mentre per Francesco Olivieri (poi arrestato anche per il duplice omicidio di Nicotera ed il ferimento di tre persone a Limbadi nel maggio dello scorso anno) sono stati chiesti 7 anni e 5 mesi.

Le altre richieste di condanna vanno dai 7 anni e 3 mesi ai 7 anni e sei mesi di carcere. La marijuana prodotta nel Vibonese sarebbe stata spacciata anche nel Nord Italia. Gli altri imputati, oltre a Emanuele Mancuso e a Francesco (Ciko) Olivieri, sono: Giuseppe Navarra, 28 anni di Rombiolo (7 anni e 2 mesi); Giuseppe Franzè, 32 anni, di Stefanaconi (7 anni e tre mesi); Giovanni Battaglia, 33 anni, di Nicotera (7 anni e 6 mesi); Cesare Costa, 38 anni e  Francesco Costa, di 35 anni, di Nicotera (6 anni e 10 mesi ciascuno); Giuseppe De Certo,26 anni, di Nicotera (7 anni e 4 mesi); Valentin Ciprian Stratulat, 21 anni, residente a Nicotera (7 anni e 5 mesi); Pantaleone Perfidio, 32 anni, di Nicotera (7 anni e 3 mesi). Prossima udienza il 19 novembre.

Coinvolti nella stessa operazione anche altri imoputati i quali hanno scelto di essere giudicati con il rito  ordinario. Si tratta di: Antonio Barbano, detto Carlo, 56 anni di Genova; Fulvio Esposito 53 anni di Genova; Silvio Biasol 80 anni di Genova e Clemente Selvaggio, 24 anni di Vibo. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati: Antonia Nicolini, Francesco Capria, Francesco Schimio, Francesco Sabatino, Giancarlo Pittelli, Vincenzo Galeota, Daniela Garisto, Giuseppe Renda e Stefano Sambugaro.

Secondo le risultanze investigative Emanuele Mancuso, figlio del boss Pantaleone, alias “l’ingegnere”, ha svelato agli investigatori i particolari di un business fiorente che avrebbe fruttato oltre venti milioni di euro. In particolare avrebbe acquistato su un sito internet i semi di marijuana e il fertilizzante utile per impiantare vere e proprie piantagioni di canapa indiana nel Vibonese.

Nell’arco di tre anni la polizia ha sequestrato ben 26mila piante nel territorio compreso tra Joppolo, Nicotera e Capistrano. La droga veniva coltivava, prodotta ed essiccata nelle piantagioni del Vibonese ma spacciata al dettaglio in tutta Italia attraverso una capillare rete gestita dal gruppo guidato da Emanuele Mancuso.

 

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