Piazza Badia, nel cuore di Mileto, tradizionale luogo di ritrovo di tanti giovani ha celebrato martedì sera - nel segno della fiducia in un futuro diverso che non deve mai venire meno - la giornata della legalità nel ricordo del quindicenne Francesco Prestia Lamberti, studente con la passione per il calcio, ucciso la sera del 29 maggio del 2017 a colpi di pistola e poi abbandonato come un vuoto a perdere nelle campagne del rione Calabrò. Un delitto che all’epoca sconvolse l’intera comunità miletese e l’intero comprensorio per l’efferatezza con cui venne compiuto e di cui si è autoaccusò sin dalle prime ore un altro quindicenne che nella stessa serata indicò ai carabinieri il luogo in cui sarebbe stato compiuto l’omicidio al culmine di una banale discussione scaturita – secondo le dichiarazioni rese dallo stesso quindicenne - da motivi di natura sentimentale. Una pagina di cronaca nera tra le più buie e dolorose della storia della cittadina normanna. Un evento tragico che ha lasciato segni indelebili, ferite mai cicatrizzate e un senso di vuoto e di tristezza in tutti gli ambienti giovanili della città. M anche un delitto che si è lasciato alle spalle coni d’ombra, omertà, mezze parole e pericolose abitudini, in voga anche tra gli adolescenti di sistemare ogni cosa, comprese le vicende più banali della vita di ogni giorno, con l ‘arroganza e con la violenza. Un modo di fare e di agire sui quali per fin troppo tempo si è fatto finta di non vedere e di non capire. A ricordare Francesco e a lanciare un messaggio forte e chiaro affinchè nulla del genere abbia più a ripetersi in futuro sono stati nel corso di una serie di interventi - coordinati dal giornalista Pietro Comito - il sindaco Salvatore Fortunato Giordano, il prefetto di Vibo Valentia Francesco Zito, il procuratore della Repubblica Camillo Falvo, il comandante provinciale dei carabinieri Bruno Capece, l’insegnante Domenico Ventrice in rappresentanza del dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Mileto Antonello Scalamandrè, il referente provinciale di “Libera” Giuseppe Borrello, i genitori Guido e Marzia Luccisano e il sindaco dei ragazzi Giulia Ciccone, al cui consiglio che si è insediato giusto qualche mese fa si deve la promozione dell’evento, realizzato in stretta collaborazione con l’associazione “Libera”. Tutto questo nell’ambito di un progetto scolastico elaborato insieme all’amministrazione comunale e che ha come referente l’insegnante Letizia Lettura. Tra i presenti in piazza Badia anche i genitori di altri giovani vittime della violenza di questi anni bui, diversi rappresentanti militari, amministratori comunali, il presidente della Provincia Salvatore Solano ed esponenti del mondo della scuola, della chiesa e del volontariato. Una presenza corale per dire “no” ad ogni forma di violenza e per manifestare vicinanza ai genitori di Francesco e a tutte quelle famiglie alle quali è toccato vivere lo stesso identico dramma. Dall’incontro a più voci è emerso che la 'ndrangheta con tutto il suo carico di violenza, sopraffazione e morte, prima o poi sarà sconfitta, come dimostrano alcune recenti inchieste che hanno portato ad una svolta epocale. Ed ancora che il rispetto delle regole deve venire prima di ogni altra cosa. A porgere il saluto ai rappresentanti istituzionali presenti è stato il sindaco Salvatore Fortunato Giordano per il quale l’omicidio di Francesco “è stato un crimine assurdo che ha colpito la nostra comunità doppiamente, da un lato per la vittima, giovane ragazzo, splendido nei suoi rapporti, solare,, aperto, positivo , l’amico di tutti che spargeva sentimenti di amicizia, fratellanza, unione, comunità e solidarietà, ma anche dall’altra il carnefice, un altro giovane di Mileto, che per motivi , almeno quelli emersi ad oggi, superflui, che si scatenano nella brutalità e nei cui confronti – ha rimarcato il capo dell’amministrazione comunale - tutti dobbiamo sentirci responsabili”. Giordano ha poi parlato “dello sforzo” dell’amministrazione comunale “di infondere il senso della solidarietà, del rispetto delle regole e della legalita’. Sono quindi seguiti gli interventi dei presenti al tavolo dei relatori. In particolare hanno fatto breccia tra la gente le considerazioni piene di speranza del procurate Camillo Falvo che, dopo avere rivolto l’invito a non vendere l’anima la diavolo, ha lasciato chiaramente intendere che anche in un territorio come il Vibonese, dove si registra un forte tasso di criminalità, le cose possono cambiare; le parole del prefetto Francesco Zito per il quale legalità significa “riscoprire l’arte del confronto rifiutando la logica della violenza” e quelle del comandante provinciale dei carabinieri Bruno Capece il quale ha assicurato con toni decisi che nella lotta alla criminalità “noi non molleremo e ce la metteremo tutta”. Dirette e chiare - dopo quelle di Domenico Ventrice in rappresentanza del locale istituto comprensivo, che ha parlato dell’impegno della scuola sul fronte della legalità attraverso l’educazione civica - le parole del referente provinciale di “Libera” Giuseppe Borrello che ha rivolto l’invito ai giovani di essere cittadini liberi e l’appello a chi conosce particolari sull’omicidio Prestia e su quella sera maledetta di oltre anni fa a parlare. E’ toccato quindi al sindaco dei ragazzi Giulia Ciccone, attorniata da tutti i suoi giovani collaboratori, spiegare il perché il consiglio dei ragazzi ha voluto questa iniziativa sulle legalità, con una frase finale rivolta ai familiari di Francesco e non solo: “L’amore non muore mai”. L’ultimo intervento è stato quello di Marzia Luccisano, la madre della giovane vittima che da anni continua coraggiosamente a invocare verità e giustizia fino in fondo in quanto per la famiglia è forte il sospetto che i protagonisti di quella tragica sera di violenza siano stati più di uno. L’appello di Marzia, rivolto ai presenti in piazza, è stato quello di segnalare, nel ricordo del suo adorato figlio, ogni forma di violenza. “Se fossero stati denunciati -ha detto la madre di Francesco - i gravi episodi, di cui si era macchiato nei giorni precedenti l’assassino di mio figlio, Francesco sarebbe ancora in mezzo a noi”. .