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Le piscine mai riempite nel Parco acquatico di Cosenza

Un sogno rimasto nel cassetto quello dell’impianto per il quale a Cosenza sono stati spesi (a vuoto) oltre 5 milioni di euro

Un’opera-fantasma. Una cattedrale nel deserto. Un impianto che entra di diritto nell’elenco delle incompiute con buone possibilità di guadagnare il gradino più alto del podio. Del Parco acquatico che doveva nascere nella parte alta del Crati, alla confluenza del torrente Cardona, si parla da oltre dieci anni. La parola fine non è ancora stata scritta. Se ne sono perse le tracce. E chissà quanto tempo ancora ci vorrà.

Soldi della comunità spesi a vuoto. Con una impresa che ha dovuto lasciare l’appalto e l’ombra di una inchiesta avviata tempo fa dalla Guardia di Finanza che potrebbe portare alla luce altre inadempienze.

La riqualificazione di quell’ettaro e mezzo di terreno parallela al Lungofiume Boulevard cominciò nel 2007. Due milioni e mezzo di euro sul piatto della bilancia per realizzare un impianto sportivo dotato di piscina semi-olimpionica, locali tecnologici, verde e parcheggi, altre due vasche all’esterno, una per la pallanuoto e una per i bambini, spogliatoi e docce, una passerella in legno per collegare le due sponde del Crati, due ingressi, uno veicolare lato Sant’Ippolito e uno pedonale sul Lungofiume intitolato a Norman Douglas.
Un punto di riferimento per gli sportivi cosentini.

Un polo d’attrazione. Un sogno rimasto nel cassetto. Quando l’allora sindaco Salvatore Perugini, accompagnato dall’assessore Franco Ambrogio, inaugurò dopo il collaudo la piscina coperta, sembrava fatta. Invece quell’impianto non ha mai aperto i battenti. Anzi, la realizzazione dell’opera è andata avanti al rallentatore ed è stata segnata da frequenti stop dell’attività nel cantiere dovuti a mancanza di fondi, contenziosi tra l’impresa appaltatrice, l’ultimo dei quali, definitivo, ha portato all’allontanamento di uomini e mezzi e alla sospensione dell’importante intervento.

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