I lavoratori Tim alla Cittadella: "A rischio 8000 posti, Occhiuto sostenga la nostra protesta"
Sit-in davanti alla Cittadella regionale di sindacati (Cgil, Cisl e UIL) e lavoratori del comparto Tim contro la prospettiva di un piano “spezzatino” del nuovo management. Il rischio paventato dalle sigle sindacali è che la riorganizzazione possa comportare degli esuberi con conseguente perdita di posti di lavoro, con una previsione di circa 8.000 posti in meno. Non solo, l’ulteriore rischio è che il nuovo piano crei una disparità nel settore delle telecomunicazioni, incentivando investimenti nelle aree più sviluppate del paese ed accentuando in questo modo il divario già esistente con le aree più depresse e meno sviluppate, come la Calabria. “Noi auspichiamo - hanno detto i sindacati - che il presidente Occhiuto ci affianchi in questa protesta, interloquendo con il governo e con il Mise”.
La posizione della Uil
«Sulla vicenda Tim abbiamo la sensazione che il Governo e il ministro Giorgetti siano in letargo: aspettiamo che battano un colpo. Glielo chiediamo noi, ma soprattutto i 42 mila dipendenti dell’azienda e gli altrettanti dell’indotto: 80.000 famiglie che hanno diritto a vedere garantiti i livelli occupazionali e il loro futuro. Lo chiede anche il Paese per il cui rilancio è indispensabile che la rete diventi un asset strategico univoco». Lo hanno affermato il segretario generale Uil, Pierpaolo Bombardieri, e il segretario generale Uilcom, Salvo Ugliarolo. «Ad oggi non abbiamo risposte e c’è il rischio che si crei uno spezzatino e che l’Italia non sia dotata di una delle infrastrutture necessarie per farla ripartire. Non avere chiarezza su come si gestirà una struttura così importante è molto grave. La politica e il Governo non possono assistere, silenti, alla consegna di questo asset ad altri Paesi o a imprenditori che non abbiano idee chiare: chiediamo, perciò, che siano adottate tutte le misure possibili e necessarie per garantire che il controllo di questo Gruppo, tra i più importanti in Italia, resti integro e con un azionariato che porti stabilità e dia continuità italiana».