"In settimana, di concerto con il Prefetto, deputato a gestire per il governo l’immigrazione, saranno attivate tutte le iniziative per mettere in campo una più ampia ed efficiente macchina organizzativa di accoglienza dei profughi ucraini anche nel nostro territorio". L’impegno è stato assunto e comunicato dal sindaco di Cirò Marina, Sergio Ferrari, anche nella sua qualità di presidente della Provincia di Crotone, alla folla di cittadini italiani e stranieri che, sabato sera, si sono radunati in piazza Diaz, per manifestare solidarietà al popolo ucraino e chiedere la pace nel mondo contro la malvagità, disumana, alimentata da un anacronistico e distruttivo revanscismo imperialista. A dare attuazione a un gesto concreto di aiuto, già il Comune di Pallagorio con una delibera della Giunta locale, ha "messo a disposizione strutture comunali per l’accoglienza". Alla fiaccolata di sabato, organizzata dall’amministrazione comunale in accordo con, praticamente, tutte le associazioni cittadine, ha partecipato con il parroco della Chiesa di S. Cataldo, Don Thomas, anche il cappellano dell’arcidiocesi di Crotone e S. Severina della Chiesa greco ortodossa di rito bizantino, Padre Vasyl Kulynyak che, da Crotone, sta coordinando la raccolta di beni di prima necessità e medicinali da inviare in Patria. Partiti i primi camion stracarichi di generi alimentari, indumenti, coperte, giovedì è prevista la seconda spedizione del materiale umanitario che continua ad essere accumulato grazie alla straordinaria generosità che sta dimostrando anche la popolazione crotonese nell’unirsi al gigantesco abbraccio del mondo libero alle vittime di una tragedia immane ed assurda. Un dramma che per l’ucraino, padre Vasyl, oggi tiene insieme "anche la stragrande parte della popolazione russa, che non riesce a esprimere la propria dissidenza ad una politica distruttiva e la contrarietà ad una guerra inutile e fratricida". Un destino, quello ucraino che – è bene ricordare - li accumuni a quegli uomini, donne e bambini di altri Paesi che, bloccati, finora, alle porte dell’Europa o resi schiavi in Libia, condividono con i profughi ucraini, l’esodo dalle loro terre martoriate da guerre, fame e oppressioni.