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Vibo, parchi archeologici ancora chiusi: quella storia ai più... sconosciuta

Siti inaccessibili da località Cofino a S. Aloe e addirittura c’è chi non ne ha mai sentito parlare

Non si può vivere appieno il presente senza conoscere il passato: quando il passato è fatto di una storia plurimillenaria, si ha una ricchezza immane da scoprire. Nel capoluogo, però, il passato più remoto è come se gridasse nel deserto. La città, infatti, è uno scrigno di tesori archeologici di inestimabile valore… Ma chi deve “aprire” questo scrigno, che ormai sembra mal custodire i suoi gioielli? Non è possibile, infatti, fruire degli invidiabili parchi archeologici: da Cofino a Cofinello, dalle mura greche all’area romana di Sant’Aloe: tutto è offlimits.
L’area religiosa di Cofino (risalente al periodo compreso tra il VI e il IV secolo a. C.) sta pagando un caro prezzo alla criminalità: il luogo, infatti, è interessato da lavori, ma nel corso degli interventi vi sono stati chiari segni intimidatori alla ditta esecutrice. Squarciando i teli posti a protezione del sito (gesto in cui si è concretizzata l’intimidazione) è stata squarciata la cultura e la storia della comunità vibonese: la ferita si potrebbe rimarginare, ma guardando agli altri parchi archeologici i passi da compiere sono davvero tanti. L’importantissimo sito romano rinvenuto presso il quartiere Sant’Aloe – che comprende abitati mosaicati e un complesso termale munito di vasche e palestra – è in preda all’inciviltà. Non manca, infatti, chi “profana” la zona abbandonando in essa rifiuti di ogni genere, approfittando delle sterpaglie che puntualmente vi crescono. E non va meglio presso le Mura Greche: l’area non è fruibile e il raro esempio di mura ciclopiche non può essere ammirato da vicino.

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