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Tropea, "Una Vita da Social": ecco la campagna si sensibilizzazione della polizia

È arrivata anche a Tropea, nel Vibonese, la più importante e imponente campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della rete per i minori, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione nell’ambito del progetto “Generazioni connesse”. Un progetto al passo con i tempi delle nuove generazioni, che nel corso delle precedenti edizioni ha raccolto un grande consenso: gli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni hanno incontrato oltre 2 milioni e mezzo di studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 220.000 genitori, 125.00 insegnanti per un totale di 18.500 istituti scolastici, 350 città sul territorio e una pagina Facebook con 132.000 like e 12 milioni di utenti mensili su temi della sicurezza online.

La Questura di Vibo Valentia, anche quest’anno, ha aderito al progetto con l’impiego delle unità cinofile dell’U.P.G.S.P. e dipendenti del Gabinetto provinciale della Polizia Scientifica. Ancora una volta la Polizia di Stato scende in campo al fianco della scuola per un solo grande obiettivo: “Fare in modo che il dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse ad un uso distorto delle tecnologie, non faccia più vittime“.

“I social sono strutturati come se fossero una lavatrice: ci metto dentro i panni sporchi ed escono fuori puliti, ma il nostro sporco fa il giro del web” ha spiegato la sovrintendente della Polizia Postale e delle comunicazioni Anna Curcuruto. “Il problema è che chiunque entra sui social non riesce a distinguere tra giusto e sbagliato – le fa eco l’assistente capo coordinatore Mauro Mariani del compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Reggio – e non avere un interlocutore di fronte non ci fa avere limiti. Ma tutti noi possiamo dire basta agli haters, senza dargli possibilità di colpire le persone”.

L’obiettivo dell’iniziativa, infatti, è quello di prevenire episodi di violenza, vessazione, diffamazione, molestie online, attraverso un opera di responsabilizzazione in merito all’uso della “parola”. Gli studenti attraverso il diario di bordo https://www.facebook.com/unavitadasocial/ potranno lanciare il loro messaggio positivo contro il cyberbullismo. Da Torino a Palermo, attraversando lo stivale con un truck allestito con un’aula didattica multimediale, gli operatori della Polizia Postale e personale della Questura di Vibo Valentia, la mattina del 5 aprile, hanno incontrato a Tropea studenti, genitori e insegnanti sui temi della sicurezza online con un linguaggio semplice ma esplicito adatto a tutte le fasce di età.

Capire i ragazzi oggi non è sempre per gli adulti compito agevole, soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti ai diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile. Giovani che sempre più spesso restano “contagiati” da modelli sociali trasgressivi completamente sconosciuti ai genitori. Sempre più sono i giovanissimi a rischio solitudine che per ore su internet incontrano altri internauti altrettanto solitari che, a volte, sono già stati contagiati dai “pericoli del web”. Il fascino della rete e la sottile suggestione del messaggio virtuale, l’idea di sentirsi ” anonimi'”, nonché il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando cosi da determinare serie preoccupazioni in coloro che ancora credono in valori fino a ieri condivisi.

Per fare della rete un luogo più sicuro occorre continuare a diffondere una cultura della sicurezza online in modo da offrire alle nuove generazioni occasioni di riflessione ed educazione per un uso consapevole degli strumenti digitali. I social network infatti sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager. Dalla ricerca di Skuola.net per “Una Vita da Social”, però, emergono anche altri fattori interessanti che spesso i millennials e la Gen Z tengono ben segreti.

Emerge infatti che 1 ragazzo su 3, sul proprio social di riferimento, possiede un account falso: sono circa il 28% quelli che dichiarano di averne 1 oltre a quello “ufficiale”, mentre il 5% è presente ma solo con un fake. Perché questa identità anonima? Principalmente per conoscere gente nuova senza esporsi troppo online (26%), oppure per controllare a propri amici senza che loro lo sappiano (21%) nonché per controllare tutti quelli da cui sono stati bloccati (20%). Non manca chi ricorre ai fake per controllare il proprio partner (10%) o chi cerca di sfuggire dal controllo dei propri genitori (il 4%). Non manca tuttavia uno zoccolo duro, neanche così piccolo, che vive per i like. Per 1 su 3, infatti, un contenuto che genera poche interazioni ha un effetto negativo sull’umore.

Mentre il 40%, più o meno sporadicamente, è disposto a cancellare un contenuto dalle scarse performance. Su una cosa, invece, i giovani sono in assoluto accordo: il controllo di chi commenta, condivide o clicca mi piace sui propri contenuti. Solo 1 su 6 dichiara di non farlo mai. Questo perché attraverso la guerra dei like di costruiscono amicizie e rapporti personali: solo il 56% è disposto a dare un giudizio positivo ad un contenuto postato da una persona che in genere non ricambia (il cosiddetto like4like). Mentre sono ancora meno (48%) quelli che non ricorrono mai al like tattico, ovvero ad una approvazione di un contenuto altri col solo scopo di farsi notare. “Dai dati in nostro possesso e dagli incontri nelle scuole di ogni ordine e grado – afferma la Polizia – si evince l’importanza delle attività di prevenzione che avviene costantemente integrando gli incontri con momenti di formazione per gli studenti e gli insegnati, nonché con incontri tematici ai genitori”.

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