E' la Pasqua del ritorno agli antichi riti e alle tradizioni popolari. La fede e la pietà popolare si uniscono in unico grande contenitore che abbraccia un unico comune denominatore: la voglia dei vibonesi di ritornare a riappropriarsi delle proprie radici, delle proprie identità, riscoprendo quelle che erano le vecchie e sane abitudini. Consuetudini bloccate per due anni da un virus subdolo che ha minato le nostre certezze, che ha creato insicurezze e paure, ma che non ha scalfito quell'essere comunità di una Vibo che torna a vivere la settimana santa come un tempo. Ecco allora che il triduo pasquale inizia con il classico giro dei sepolcri, anticipato dalla messa in cena domini e dalla lavanda dei piedi. Il giro delle sette chiese in città: dal duomo di San Leoluca, alla chiesa del Crocifisso degli Angeli, da Santa Maria del Soccorso, a Santa Maria La Nova, dalla chiesa del Rosario, fino ad arrivare nel cuore del centro storico a San Giuseppe e alla chiesa di San Michele con il suo campanile illuminato. Il giro dei sepolcri per rinsaldare vecchi legami con chi è tornato dal Nord per le festività pasquali e per vivere insieme un momento di preghiera con lo sguardo proiettato per un momento anche alla pace e al superamento del conflitto in Ucraina.