Una storia che arriva da lontano. Lì dove le bombe hanno distrutto le case e i negozi e la vita di molte persone: uomini, donne. Anziani e bambini. È la storia di Rastislav, 38 anni, giovane soldato ucciso in guerra, cugino di Igor che vive ormai da anni a Zambrone. Ed è proprio la consigliera comunale del comune vibonese, Mariella Epifanio, a raccontare cosa è successo al 38enne: “Igor aveva bisogno di far conoscere la storia di suo cugino e della sua giovane moglie e dei piccoli figli. Eravamo seduti in piazza a Zambrone e, lontani dalla tragedia che parte della loro famiglia stava vivendo, mi ha raccontato la vita del cugino e le ore di bombardamenti appena passate nel centro cittadino della madre, con angoscia e rabbia. Rastislav era un soldato che viveva a Belopolie in Ucraina. Era un brav’uomo, sposato e aveva due figli piccoli. Ha lavorato per 6 anni in frontiera. Era stato anche in Italia anni fa per lavoro. Voleva rimanere ma non gli fu possibile perché non gli fu prolungato il permesso”. Così il ritorno in patria negli ultimi mesi la guerra: “La mattina dell'incidente, Rastislav e altri otto suoi colleghi, si trovavano a Obody. Escono dalla caserma alle otto e si avviano verso una radura. Avvistano un drone russo. Gli sparano addosso, poi vanno a recuperarlo. Questione di pochi minuti, arriva un mezzo pesante russo a recuperare il drone. Trovano Rastislav e i suoi compagni in quel campo aperto, appena fuori del boschetto. Gli sparano addosso proiettili da 18 centimetri l’uno. Alle 9.30, Rastislav e i suoi compagni sono tutti morti – ha continuato la Epifanio - coi corpi dilaniati. Forse qualcuno era ancora ferito ma nessuno si è potuto avvicinare per recuperare i corpi. Soltanto dopo le 16 è stato possibile recuperare le salme”. “Non avevamo sue notizie da giorni. Sapevamo che era andato con i colleghi in un'operazione militare in un campo. Speravamo di rimetterci in contatto con lui presto e, invece, dopo quattro giorni – sono le parole di Igor - bussano alla porta di mia cugina, la moglie di Rastislav. Gli dicono di seguirli che sul camion c’è una cosa per lei. Aprono il camion e mia cugina vede la bara di suo marito. Scaricata e buttata davanti l’uscio di casa, senza una parola di conforto, senza un abbraccio che potesse consolarla. Sola. Questa è la guerra: vivi cose lontane da ogni immaginazione, lontane dalla tranquillità di Paesi vicini a questa tragedia, distanti appena pochi chilometri”. Rastislav aveva un fratello più piccolo che appena saputa la notizia è partito anche lui in guerra pur non avendo alcun tipo di conoscenza militare. “Lo stanno preparando, fa un corso per imparare a sparare e andare in guerra. Sente forte l’amore per la sua patria così come la maggior parte degli ucraini. Il racconto straziante di Igor si ferma poi ad un appello: “Mia cugina ha perso la casa, deve andare via. Sarà buttata in mezzo a una strada con due bambini piccoli. So che gli italiani e in particolare i calabresi, hanno un cuore d’oro. Possiamo chiedere un aiuto? Vorrei poterle inviare dei soldi affinché trovi una nuova casa in un luogo più sicuro, ma io non ho grandi possibilità.” “Non ho potuto resistere a questo appello e al racconto di una storia che dovrebbe farci percepire le fortune che abbiamo quotidianamente e che non sappiamo proteggere. Persi in una frenesia dei tempi che si dimenticano spesso dell’uomo e delle sue tragedie e concentrano ogni forza e interesse su apparenze e beni materiali. Sosteniamo Igor con una raccolta fondi – ha concluso la consigliera Epifanio - per aiutare la moglie e i figli di Rastislav a ricominciare una nuova vita, se possibile lontano dalla guerra”.