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Vibo, la Città del libro seppellisce la... storia

Le aree archeologiche dell’antica Hipponin ancora inaccessibili e ricoperte di rovi ed erbacce. Resta chiusa anche la piscina comunale e la scala mobile di via degli Artigiani è diventata un caso. In Commissione l’attacco dell’opposizione : «Opere lasciate a metà senza che si sappia nulla»

Cantieri fermi, in attesa delle autorizzazioni. Opere terminate aspettando un collaudo che prima o poi… arriverà. Arredi ordinati alle ditte che non arrivano per colpa del Covid, della crisi, della guerra in Ucraina, della crisi energetica e chi più ne ha più ne metta. Un capoluogo di provincia senza una piscina in attesa che le procedure, dopo che i fondi sono stati trovati, vengano messe in moto. La città delle eterne incompiute, insomma, con un patrimonio archeologico greco-romano e medievale che il mondo intero le invidia ma che è per buona parte inaccessibile, piange un destino amaro, in attesa che arrivi il mago Merlino o qualche personaggio di quella portata, tratto dal ciclo bretone o arturiano, a sbloccare la situazione. Piange la città delle Tangenziali mai realizzate, nella quale i quattrini per le grandi opere e lo sviluppo sono diventati debiti e disavanzo in grado di determinare un primo dissesto e forse anche il secondo. Udite udite: la grande colonia greca “Hipponion”, l’antica Monteleone”, attende il teatro da almeno 15 anni e le rovine che dovrebbero rappresentare la sua migliore risorsa sono negate a turisti, studiosi e semplici residenti, con tanto di cancelli chiusi e degrado incontrollato. Per non parlare della scala mobile, realizzata – pur a senso unico – nei pressi del Terminal bus – che è diventata una comica lunga tre o quattro amministrazioni, o il nuovo ospedale, garantito cinque o sei volte, con tanto di prime pietre conficcate nel suolo, e in totale stallo in attesa che accada qualcosa, anche qui, un miracolo.

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