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I morti nel naufragio di Cutro, è il giorno della camera ardente a Crotone

Le urla strazianti di una giovane donna afgana sulla bara della sorella con la quale era partita dall’Afganistan per trovare una vita migliore risuonano nel palazzetto dello sport di Crotone dove è stata aperta oggi la camera ardente per le vittime del naufragio avvenuto domenica a Steccato di Cutro. L’arrivo dei superstiti e dei parenti delle vittime è stato il culmine del dolore. Chi in quel momento era nel palasport non è riuscito a trattenere le lacrime. In alcuni casi sono dovuti intervenire i sanitari per soccorrere alcune persone che avevano ritrovato sulla bara il nome del congiunto.

Una parte degli 81 superstiti e i parenti delle vittime - arrivati soprattutto da Germania, Austria ed Olanda - hanno poi celebrato una breve funzione religiosa. Guidati dal rappresentante anziano della moschea di Cutro, Mustafa Achik, hanno pregato con grande compostezza davanti alle, per ora, 66 bare allineate sul parquet dell’impianto sportivo. Una cerimonia semplice svolta nel silenzio. Poi ognuno si è avvicinato alla bara, o in alcuni casi alle bare, dei parenti. Al momento la polizia scientifica è riuscita a dare un nome a 42 vittime. Le identificazioni stanno continuando.

«Speriamo sia l’ultima. Siamo qui perché è una tragedia immane che non può non colpirci. Siamo stati fortunati a nascere qui». Sono due signore crotonesi le prime a visitare la camera ardente per le vittime del naufragio di Cutro allestita al Palamilone. Hanno le lacrime agli occhi ancora prima di entrare. Come il resto della gente, già tanta, che arriva da tutta la Calabria, che va a rendere omaggio alle bare, per ora 66, poste sul parquet del palazzetto dello sport. La camera ardente è stata aperta dalla preghiera interreligiosa guidata da iman di moschea di Cutro, Mustafa Achik, e dal vescovo di Crotone, Angelo Raffaele Panzetta. Presenti tutti i 27 sindaci del crotonese e gli amministratori locali. Un momento intenso in cui non sono mancate scene di commozione.

C'è una sigla impressa sulla più piccola delle 66 bare. Bare nelle quali riposano i resti dei naufraghi morti domenica sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Spiega che dentro c'è la vittima numero 46 e che si tratta di un bambino di pochi mesi. Lo zero indica che non aveva neppure un anno. Sopra c'è un'automobilina della polizia a testimoniare anche il sentimento di dolore delle forze dell'ordine per quanto accaduto. Sono i poliziotti della scientifica e dell'immigrazione della Questura di Crotone che stanno identificando, uno per uno quei morti. Dai neonati, alle ragazze, agli adulti. Su 23 di quelle casse c'è una targa con il nome, ma tanti ancora sono senza identità. Anche i sopravvissuti arrivano a piccoli gruppi dal Cara. Su ogni bara un'impresa locale ha fatto mettere un mazzo di fiori a conferma della condivisione della tragedia da parte della comunità locale.

Ieri in tanti avrebbero voluto entrare a dare un saluto ai fratelli stranieri, ma vicini nella tragedia.  L'apertura della camera ardente è stata però spostata a oggi dalla Prefettura in considerazione del prolungarsi delle attività medico legali.
Rappresentanti delle comunità straniere delegati da parenti delle vittime hanno fatto la spola. Ognuno aveva con se foto inviate dai Paesi di provenienza e, insieme agli agenti della scientifica, guardavano su un display le immagini dei cadaveri per i raffronti. Le grida di disperazione udite sin da fuori il Palamilone confermavano il riconoscimento di una salma. Donne e uomini arrivati da Austria e Germania, hanno pianto i loro morti, urlato il loro dolore. Per loro è stato attivato un supporto psicologico.

La comunità marocchina della provincia è stata autorizzata ad entrare per una preghiera. In 25 si sono fermati davanti alle bare. "La nostra preghiera - ha spiegato Tarik Chaouki, della moschea di Cirò Marina - è un aiuto per questi fratelli morti per farli arrivare in Paradiso. Non hanno qui le loro famiglie e noi abbiamo pregato per loro. E' un grande dolore per noi musulmani e per tutta la comunità crotonese e italiana".

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